Nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i carabinieri del reparto territoriale di Aversa, agli ordini del maggiore Antonio Forte, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere e degli arresti domiciliari, nei confronti di otto persone, indagate per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno di compagnie assicurative, falso ideologico e materiale, simulazione di reato e corruzione di pubblici ufficiali.
Il provvedimento cautelare scaturisce da un’articolata indagine, che il 4 gennaio scorso ha portato all’emissione di un’ordinanza cautelare in carcere nei confronti di due persone, i fratelli Cipriano e Arturo Cioffo, di 35 e 39 anni (nella foto), di San Cipriano d’Aversa, colpiti da gravi indizi di colpevolezza per l’omicidio della cittadina rumena Mariana Veronica Sologiuc, uccisa il 20 maggio 2015 (GUARDA IL VIDEO).
La motivazione del grave episodio delittuoso venne individuata nell’inserimento della vittima nel traffico illecito di autovetture posto in essere dai due indagati, che si erano serviti della donna per il compimento di talune attività, in ragione delle quali erano poi insorti dissidi nella gestione dei proventi derivanti dell’attività delittuosa.
Nel prosieguo delle indagini sono stati raccolti gravi elementi di colpevolezza a carico degli indagati per omicidio, anche per i reati riguardanti la misura cautelare eseguita oggi.
In particolare, dall’attività investigativa è emerso che, nel contesto del più ampio traffico illecito riguardante gli autoveicoli, venivano anche acquistati ed assicurati contro il furto e la rapina veicoli di ingente valore economico. Successivamente ne veniva simulato il furto e/o la rapina al fine di percepire indebitamente il conseguente indennizzo da parte delle compagnie assicurative. Successivamente, i veicoli “indennizzati” venivano rivenduti a terzi, con un ulteriore illecito profitto.
In tale vicenda è risultato determinante l’apporto fornito da quattro appartenenti alla Polizia municipale di Villa di Briano e di San Marcellino, tutti destinatari di misura cautelare, i quali, secondo l’ipotesi accusatoria, in palese violazione dei loro doveri ed al fine di consentire ai sodali la vendita del bene già indennizzato dalle compagnie assicurative redigevano, dietro corrispettivo in denaro, falsi verbali di rinvenimento dei veicoli, omettendo altresì di comunicare la circostanza del loro ritrovamento alla società assicurativa che avrebbe dovuto rientrarne in legittimo possesso.
L’OMICIDIO – La donna, che lavorava come barista a Parete, fu rinvenuta cadavere in un’area nelle vicinanze del Santuario della Madonna di Briano, tra Villa di Briano e Casal di Principe, attinta da un colpo d’arma da fuoco alla testa. A segnalare il cadavere, nella mattinata di quel mercoledì, intorno alle 7, era stato il proprietario del terreno. La donna non aveva con sé documenti al momento del ritrovamento del corpo, fu possibile identificarla successivamente, mediante rilievi dattiloscopici.
Secondo gli inquirenti la 35enne aveva un piccolo debito (500 euro) mai onorato con i due presunti assassini, sembra derivante da un rapporto di interessi illeciti legato a truffe assicurative e al traffico di autovetture, oltre ad avere una relazione con uno dei fratelli, Cipriano, il più giovane.
Prima di essere uccisa, era stata rapita e immobilizzata per poi essere assassinata con una vera e propria esecuzione. Nella vicina San Marcellino, durante la notte, fu trovata l’auto della donna, una Fiat Punto, data alle fiamme in una strada campestre. I due avrebbero bruciato l’auto per depistare le indagini, mettendo in bocca alla donna un anello con la testa di serpente. In casa dei Cioffo, tra l’altro, gli investigatori dell’Arma hanno rivenuto una scarpa nella cui suola c’erano documenti appartenenti alla vittima, una tessera sanitaria e codici pin.
I due sono stati incastrati grazie, in particolare, alle intercettazioni telefoniche (in una conversazione facevano riferimento alla benzina utilizzata per bruciare la Punto della vittima) e alle discordanti dichiarazioni di alcuni congiunti.
IN ALTO IL VIDEO CON IMMAGINI DEGLI ARRESTATI E INTERVISTA AL COMANDANTE DEI CARABINIERI
SOTTO UNA GALLERIA DI FOTO DEGLI INDAGATI