Il 25 novembre, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, si è tenuto un seminario sulla condizione femminile promosso dal Liceo Artistico di Aversa, guidato dalla dirigente Silvia Molinaro, che fin dall’inizio della sua dirigenza si è mostrata sensibilissima alla promozione e all’organizzazione di eventi culturali atti a sensibilizzare la platea dei suoi studenti verso le tematiche più disparate.
La moderatrice, Valentina Sorrentino, dopo un discorso introduttivo sulle politiche passate e presenti dei vari governi in merito agli strumenti adottabili contro la violenza sulle donne, ha introdotto il discorso della dirigente, che attraverso l’analisi di alcuni dati statistici ha sottolineato come le difficoltà delle donne nel mondo del lavoro siano legate a un contesto discriminatorio più ampio, che coinvolge molteplici aspetti della società.
La discriminazione, infatti, originata dai rapporti di genere e aggravata nei periodi di crisi, è il presupposto fondamentale della violenza e per questo la Preside ha posto l’attenzione dei discenti sulla nostra Carta Costituzionale e su tutte le disposizioni legislative necessarie a tutelare l’uguaglianza fra i sessi, affinché, attraverso un cambiamento della mentalità, non diventino lettera morta, successivamente ha citato il ruolo nel secondo dopoguerra di donne quali Nilde Jotti e Tina Anselmi, per chiarire alle ragazze presenti che non vi è nulla a cui le donne non possano aspirare.
La dirigente ha poi passato la parola al professor Pasquale Vitale, che attraverso un excursus storico filosofico ha fornito le premesse concettuali necessarie per comprendere l’humus in cui è nato il pregiudizio verso le donne. Il professor Vitale è partito dal concetto di rispettabilità borghese, in virtù del quale si chiedeva alle donne di essere donne e madri, per opporsi a tali pregiudizi, già all’inizio del Novecento, le donne inglesi e francesi chiesero il voto.
La prima guerra mondiale fu, per molte donne, la prima occasione per entrare nel mondo del lavoro, ma il primo dopoguerra cancellò questi primi mutamenti di costume: fino al 1946 le donne non avrebbero avuto il diritto di voto.
Dopo la conquista del potere, fascismo e nazismo, che pure inizialmente sembrarono favorevoli alla concessione di più diritti alle donne, tentarono con ogni mezzo di bloccarne lo spirito di iniziativa. Solo gradualmente, negli anni Cinquanta, maturò la rivoluzione dei costumi accelerata dall’invenzione della pillola anticoncezionale.
Tanti i testi e gli autori citati in questo percorso: dai coniugi Taylor e Mill, passando per Flaubert e Virginia Woolf, fino a S.De Beauvior, autrice del testo il “Secondo sesso”. Vitale, inoltre, ha delineato una casistica della misoginia da Aristotele a Hegel e proprio quest’ultimo gli ha fornito la possibilità di parlare del femminismo degli anni ’70 e del testo di Carla Lonzi “Sputiamo su Hegel”.
E’ poi intervenuta la professoressa Angela Ventimiglia che si è soffermata sulla figura di Virginia Woolf, e precisamente su testi quali “Una stanza tutta per sé” del 1929 e “Le tre Ghinee” del 1939, facendo notare come per la Woolf le donne debbano far leva sulla loro differenza dagli uomini al fine di non rendere la parità un dono concesso, ma un risultato conquistato con la lotta.
Al termine del suo discorso, la professoressa Ventimiglia ha invitato alcune allieve della quinta C a proiettare un video sul concetto di violenza e sul reale significato del termine amore, al termine del quale è partito il dibattito che, animato egregiamente dal professore Alberico Castaldo, ha coinvolto tante studentesse che si sono cimentate in un vero botta e risposta con il professore e con gli altri relatori.
La preside e i promotori dell’iniziativa ringraziano, al termine dei lavori, don Carmine, parroco della Diocesi, che ha ospitato i numerosi allievi dell’Artistico, la professoressa Maria Giovanna Foresta, gli accompagnatori dei diversi corsi di studio e tutti coloro che sono intervenuti.