Aversa – Dal 22 settembre è ufficiale, l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario “Filippo Saporito” non c’è più. Grazie a un decreto del Ministro della Giustizia del 17 agosto 2016 al suo posto c’è la “Casa di Reclusione Filippo Saporito”, in altre parole un carcere, definito a custodia attenuata, che ospita, ad oggi, 112 detenuti che, nel corso degli anni, potrebbero raggiungere il numero massimo di 561 anche se però il numero totale dei detenuti dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, non superare i 300.
A garantirne la custodia sono 75 agenti di polizia penitenziaria, un numero chiaramente già oggi insufficiente che dovrebbe essere aumentato di almeno venti unità. Ovviamente la struttura originaria dell’Opg è stata modificata, adattandola alle esigenze di un carcere, Così i padiglioni sono diventati celle, dotate di cancelli di scurezza e servizi interni. Il tutto realizzato, come raccontano gli agenti di polizia penitenziaria, in economia grazie all’utilizzo nella veste di manovali dei primi quindici detenuti ospitati prima della emanzione del decreto ministeriale.
Sono stati loro a trasformare tre dei padiglioni dell’ex Opg in celle. Celle con cancelli di un colore azzurro che da un aspetto più allegro ad una struttura in cui si sconta una pena, residua dal momento che nella casa di reclusione aversana gli ospiti devono sostare al massimo quattro-cinque anni da qui la dizione di carcere a custodia attenuata.
Cosa evidenziata anche dell’ambiente in cui avviene l’incontro con i familiari che non è necessariamente quello stanzone affollato da detenuti e parenti disposti ai due lati di un vetro di separazione che la televisione ci ha fatto conoscere in tanti servizi sul tema ma all’aria aperta, nell’ampio spazio verde presente nell’ex Opg in cui veniva effettuata la pet terapy. Lo stesso spazio che i detenuti potrebbero usare per realizzare un orto.
Un carcere in cui i detenuti, grazie ad una iniziativa della direttrice Elisabetta Palmieri, potrebbero, volendo, frequentare lezioni scolastiche per conseguire la licenza di scuola media o apprendere un mestiere.
Un carcere, insomma, che non deve fare paura alla cittadinanza che, come tanti forse ricordano, si è opposta alla trasformazione dell’Opg in struttura penitenziaria ma che si può integrare con la città per la disponibilità espressa dalla direttrice ad offrirne le strutture all’Amministrazione municipale in caso di manifestazioni programmate.