La Procura di Napoli Nord sta attendendo la fine degli accertamenti informatici chiesti ai carabinieri del Nucleo Indagini Telematiche prima di ascoltare l’ex fidanzato di Tiziana, la ragazza di 31 anni che si è tolta la vita, lo scorso 13 settembre a Mugnano, dopo la diffusione di alcuni suoi video hard sul web.
L’ex di Tiziana, che non è indagato, sarà ascoltato come persona informata dei fatti. Gli inquirenti mirano anche a scoprire chi, dopo il suicidio della ragazza, abbia tentato di far sparire, pagando, il materiale multimediale hot che si era diffuso in maniera virale su social network, chat e siti internet porno. Soprattutto vogliono sapere il perché di questo tentativo, dispendioso e vano.
Due le ipotesi formulate che cercano una conferma: si è cercato di salvaguardare la reputazione della donna oppure si è cercato cancellare le prove? Gli inquirenti della procura di Napoli Nord, che indagano per il reato di istigazione al suicidio, vogliono capire se l’uomo abbia archiviato i video che poi sono stati diffusi in rete; quindi se vi sia un qualche suo coinvolgimento nella prima divulgazione dei video ma in quella avvenuta successivamente alla morte di Tiziana, quando la diffusione dei video, anche in forma di parodia, ha avuto un’impennata.
Quest’ultimo macabro particolare è emerso nel corso delle indagini eseguite dagli avvocati della madre della ragazza, che nei prossimi giorni presenteranno reclamo al Garante per la Privacy per chiedere la rimozione definitiva degli oltre 100 url attraverso i quali è ancora possibile la visualizzazione dei video hot.
Il nodo, piuttosto complicato, è capire in che modo sia avvenuta la diffusione tanto da far diventare i video virali, con numerose pagine aperte su piattaforme social che prendevano in giro Tiziana e in cui sono finiti gli indirizzi attraverso i quali vedere i video e altri immagini della ragazza. Forse non sarà possibile sapere chi ha accesso la “miccia” dando vita alla gogna mediatica che ha portato Tiziana alla decisione di suicidarsi, ma gli inquirenti vogliono comunque delineare un quadro completo prima di rivolgere domande sensibili all’ex fidanzato.
Alle indagini informatiche stanno collaborando anche i produttori dei supporti, come la Apple, e importanti social come Facebook, che proprio qualche giorno è stato censurato dal tribunale di Napoli Nord che, nel respingere parzialmente il reclamo della multinazionale, ha stabilito che il colosso dei social avrebbe dovuto rimuovere i video di Tiziana subito dopo le pressanti richieste delle ragazza, senza attendere un ordine esplicito del Garante della Privacy o di un giudice.
Intanto, il garante della Privacy, Antonello Soro, intervenuto a Napoli a un convegno sulla tutela dei minori nel mondo digitale, ha sottolineato che “la rete è libera, tutti scrivono quello che vogliono e non possiamo immaginare un filtro preventivo a tutto quello che viene postato sui social network o su siti. Si tratta di far sì che nel momento in cui un contenuto lesivo viene denunciato, anche dal segnalante, che questo contenuto venga rimosso o comunque oscurato”. Insomma, “il primo impegno è rimuovere dai siti e da qualunque luogo in cui vengono diffuse immagini lesive della dignità della persona”.