“Non so chi abbia poi diffuso ulteriormente i video, ma di certo quelle immagini, da quanto ne so, sono state inviate solo a loro”. Lo ha detto Sergio Di Palo, l’ex fidanzato di Tiziana Cantone, la ragazza suicidatasi dopo la pubblicazione di video hard sul web e circolati attraverso Whatsapp. L’uomo si difende dalle accuse di avere indotto la 31enne di Casalnuovo, residente a Mugnano di Napoli, a togliersi la vita per la vergogna.
Sentito dalle procure di Napoli Nord, ad Aversa, in provincia di Caserta, e da quella di Napoli, ai pm Rosanna Russo (Napoli Nord) e Alessandro Milita (Napoli) Di Palo ha indicato la cerchia di persone che, secondo la sua ricostruzione, avrebbe potuto mettere in rete i video che ritraevano la ragazza durante rapporti sessuali e che, una volta diventati virali, hanno portato la 31enne al suicidio.
Ha poi ripercorso inoltre gli ultimi due anni della sua vita, caratterizzati dall’amore per Tiziana. Ha raccontato di esserle stato vicino nei momenti bui e di aver pagato le spese legali. “Di Palo non è accusato di nulla – ha ribadito il suo avvocato, Bruno Larosa – e la madre di Tiziana ha sempre affermato che era stato forse lui a plagiare la figlia, spingendola a fare i video hot, circostanza peraltro che noi contestiamo, ma non ha mai lanciato accuse specifiche in relazione alle indagini che sono state aperte sulla vicenda. Di Palo è davvero scosso anche perché sa che ci sono persone che hanno provocato enormi danni a Tiziana mentre è lui ad essere additato da media e opinione pubblica come responsabile e a non riuscire più ad avere una vita normale”.
Convocati in Procura i 4 giovani querelati – C’è anche un altro fascicolo ancora aperto a Napoli: è quello che ipotizza l’accusa di concorso in istigazione alla calunnia, sulla scorta di quanto messo a verbale tra il 2015 e il 2016 dalla stessa ragazza. Sono questi gli interrogativi ai quali gli inquirenti della procura di Napoli stanno cercando di dare una risposta con la decisione di convocare, in qualità di testimoni, i quattro giovani che furono querelati per diffamazione da Tiziana Cantone.
Tiziana coprì il vero responsabile? – Se qualcuno ha spinto la giovane ad accusare delle persone, pur nella consapevolezza che non avevano avuto alcun ruolo nella diffusione in rete dei filmati hard, lo ha fatto – è la nuova prospettiva accusatoria della procura – per tenere fuori dall’inchiesta il vero responsabile. In un primo momento, la ragazza aveva dichiarato che i quattro, ai quali aveva inviato i video, erano coloro i quali avevano inserito sul web le scene hot.
L’avvocato: “Sergio era arrabbiato con i quattro” – Secondo quanto riferito dal suo avvocato difensore, l’uomo si sarebbe mostrato molto arrabbiato con i quattro, che Tiziana denunciò per diffamazione ma sulla cui posizione il pm Milita ha chiesto pochi giorni fa l’archiviazione, proprio perché manca la prova che uno dei quattro possa aver diffuso i video. In seguito si recò in Procura a Napoli per sporgere una querela nei confronti dei quattro conosciuti in chat. Chiese alla polizia postale e poi al Tribunale Civile, con un ricorso d’urgenza, la rimozione di tutti i link.
La madre: “Lui l’ha plagiata” – Intanto, la madre di Tiziana, Maria Teresa Giglio, è stata sentita venerdì scorso dal pm. Lei nega di essere stata in cattivi rapporti con la figlia, definendoli ottimi fino a quando era arrivato Sergio nella vita di Tiziana. Sergio non è accusato di nulla, ma la madre di Tiziana ha sempre affermato che era stato forse lui a plagiare la figlia, spingendola a fare i video hot. “Una mamma – ha detto la Giglio – si accorge quando le cose non vanno. Quello non era l’uomo adatto a lei”. “I rapporti difficili con mia figlia sono iniziati quando Tiziana ha deciso di frequentare Sergio, nel 2014. Una volta la riaccompagnai a casa ma era piena di lividi. Lei mi disse di non chiedere il perché, ma le chiesi comunque chi fossero questi uomini nei video”.
Una vicina di casa: “Non credo al suicidio” – Ieri sera, durante la trasmissione “Chi l’ha visto?”, le nuove rivelazioni di una vicina che dice di non credere al suicidio. In quella cantina troppe incongruenze giustificherebbero un simile gesto. Nessuno, neanche i parenti e lo stesso Sergio, pensavano che quella ragazza potesse arrivare a farla finita. Come una vicina che racconta di rilievi e indagini troppo veloci su quella morte tragica.