Napoli – Si indaga sulle cause dell’incendio che ha devastato Città della Scienza, a Napoli, nella notte tra lunedì e martedì. L’area è stata posta sotto sequestro. Ancora non ci sono indicazioni chiare sulle cause del rogo che ha interessato un fronte di 12mila metri quadrati e distrutto quattro padiglioni della struttura. L’incendio è stato completamente domato.

Scene di disperazione tra i dipendenti della struttura, circa 160, che martedì mattina si sono radunati per cercare di capire quanto successo e avere qualche rassicurazione sul loro futuro occupazionale. Insieme a loro anche gli addetti dell’indotto. L’area è quella dell’ex Italsider di Bagnoli. Dopo gli interventi di riconversione, i dipendenti collocati nella struttura di Città della Scienza temono ora di non trovare più occupazione.

Al momento non si esclude alcuna ipotesi, né il dolo né l’incendio accidentale, ma solo perché non ci sono elementi raccolti. I vigili del fuoco sono stati impegnati tutta la notte, aiutati, fortunatamente, dal vento che, spirando verso il mare, ha allontanato la colonna di fumo dall’abitato e dai materiali di cui erano composti i padiglioni.

In fiamme gli ex capannoni industriali della Perfosfati-Fertilgest, risalenti ai primi del ‘900, e della vetreria LeFevre, del primo ‘800, monumenti di archeologia industriale recuperati e restaurati lasciando le alte capriate di legno e i vetri. A salvarsi solo il teatro delle nuvole e il complesso per i convegni sorto dall’altro lato della strada.

Città della Scienza era nata da un’idea di Vittorio Silvestrini, fisico e docente dell’ateneo “Federico II”, attuale presidente della Fondazione Idis, cui fanno capo 80 dei 160 dipendenti di Città della Scienza, in attesa di stipendio da 11 mesi. Una situazione non nuova, dato che la vita del centro scientifico dipende da finanziamenti regionali e del Ministero dell’Istruzione. Il consigliere delegato Enzo Lipardi ai giornalisti ha sottolineato che mai nei mesi scorsi ci sono stati episodi sospetti. (04.05.13)

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Redazione
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