Adrano (Catania) – Risolto l’omicidio di Maurizio Maccarrone, ucciso con diversi colpi di pistola calibro 7.65 la mattina del 14 novembre del 2014, ad Adrano, in provincia di Catania.
Gli agenti della squadra mobile della questura catanese hanno arrestato due pregiudicati, legati alla crimine locale, Antonio Madro, detto “U rannazzisi”, già detenuto per altra causa, e Massimo Merlo. Alle prime luci dell’alba i due sono stati bloccati in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip.
I due sono accusati di omicidio aggravato, detenzione e porto illegale di arma da fuoco. Il delitto venne ripreso dalle telecamere di videosorveglianza di un palazzo di fronte al luogo dell’omicidio.
La vittima non aveva legami con ambienti della malavita. Sul suo conto solo una denuncia per gioco d’azzardo. Impiegato ausiliario in una clinica privata, Maccarrone era molto conosciuto ad Adrano per il suo impegno in politica: alle ultime elezioni comunali si era presentato con il Megafono, aveva ottenuto 157 voti, risultando il secondo dei non eletti.
Da una prima ricostruzione del fatto, effettuata grazie alle immagini estrapolate da un impianto di video-sorveglianza installato nei pressi del luogo dell’agguato, venivano individuati i due killer a bordo di uno scooter. Le investigazioni, orientate sin dalle prime battute sulla sfera personale del Maccarrone, facevano emergere il movente passionale del delitto.
Il modus operandi dei killer ed il particolare dell’esplosione dei due colpi alla testa lasciavano, tuttavia, ritenere che i killer potessero operare nei contesti della locale criminalità organizzata.
Le indagini traevano un decisivo impulso dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaetano Di Marco, esponente storico del sodalizio degli Scalisi, costituente locale articolazione della famiglia mafiosa Laudani, il quale riscontrava che l’episodio, sebbene riconducibile a movente passionale, era maturato nell’ambito dei gruppi mafiosi operanti nell’area di Paternò, Adrano e Biancavilla, riconducibili ai “Mussi ‘i ficurinia”.
Secondo lui, Magro era il mandante e Massimo l’autore del delitto, entrambi operanti nell’area criminale dei Laudani. Il tutto per una presunta relazione con una donna – già individuata dagli investigatori subito dopo il delitto – con la quale in passato il Magro aveva avuto, a sua volta, una relazione. Motivo per il quale dava l’ordine di eliminare Maccarrone.
Le intercettazioni e la comparazione antropometrica effettuata nei confronti di Merlo, tra il filmato dell’omicidio ed altro appositamente acquisito, consentivano di acquisire elementi di riscontro alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia.
In particolare, nel corso di una conversazione ambientale Merlo Massimo, discorrendo con il suo interlocutore in merito all’omicidio in esame, esclamava a voce bassa “…Ci i’ d’arreri …n’aricchi accussì… Pum! – imitando un colpo d’arma da fuoco – ….e gridava…gridava … ittava vuci”, confermando ampiamente il suo ruolo di killer. Il gip ha quindi applicato la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti dei due pregiudicati.