Ventuno persone sono state arrestate per voto di scambio nella regione Puglia. Soldi in cambio di voto. E’ quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Bari che hanno arrestato 21 persone, tutte vicine al clan Di Cosola di Bari: capi e affiliati, ma anche Armando Giove, politico amico di Natale Mariella, candidato per i Popolari a sostegno del governatore Michele Emiliano alle elezioni regionali del 2015.
Le forze dell’ordine hanno informato che Giove avrebbe concordato con gli esponenti del clan la corresponsione di 50 euro a voto in favore del suo amico politico.
Fonti locali hanno informato che nel blitz sono stati impegnati oltre 300 i militari. Decine le perquisizioni domiciliari alla ricerca di armi e droga. In azione: unità cinofile, metal detector, sofisticate strumentazioni e un elicottero.
“Le indagini dei carabinieri hanno distrutto per sempre l’immagine ed il nome delle persone coinvolte e dato un insegnamento a tutti coloro che ancora pensano che la politica sia un modo per darsi un ruolo sociale con ogni mezzo”, ha scritto su Facebook il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
“È stato anche arrestato un uomo – ha aggiunto nel posto – che aveva consegnato danaro ad alcuni di questi per acquistare voti di preferenza per un candidato consigliere di una delle liste del centrosinistra. Il tentativo di farsi eleggere in questo modo non era riuscito grazie alla saggezza degli elettori”.
E ancora: “Ho appena fatto le mie congratulazioni al Comandante Provinciale dei Carabinieri Vincenzo Molinese per la brillante operazione che stamattina all’alba ha consentito l’arresto di alcuni esponenti di un clan mafioso della città di Bari”.
A coordinare le indagini, i pm antimafia di Bari Carmelo Rizzo e Federico Perrone Capano. I Di Cosola, in base a quanto riferito, si stavano riorganizzando, stringendo i rapporti con altri clan mafiosi, per contrastare il potente gruppo degli Strisciuglio ed estendersi il più possibile su tutto il territorio pugliese.
A garantire i fermi sono state numerose intercettazioni che hanno incastrato gli interessati. I reati contestati sono di voto di scambio, associazione mafiosa e coercizione elettorale in concorso.