Negli stessi momenti in cui l’M5S è travolto dalla bufera “Marra”, anche il Pd sta fronteggiando uno scandalo altrettanto grave. Sotto inchiesta finisce l’ex commissario unico di Expo 2015, a quattro anni dalle prime indagini sul sito espositivo di Rho-Pero, e attuale sindaco di Milano Giuseppe Sala. I reati che gli vengono contestati sono concorso in falso ideologico e falso materiale.
Il sindaco è rimasto blindato in riunione per ore, ma poi arriva la conferma: “Apprendo da fonti giornalistiche che sarei iscritto nel registro degli indagati. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco, determinazione che formalizzerò domani (16 dicembre) nelle mani del prefetto di Milano”.
In effetti, Sala sembrerebbe aver semplicemente “mantenuto la parola”: era stato lo stesso sindaco, quando si candidò, a giurare che se ci fosse stata una qualsiasi ombra giudiziaria su di lui, avrebbe fatto un passo indietro.
La delicata situazione e una conferma della responsabilità di Sala nei fatti citati potrebbero mettere a rischio l’idea stessa di amministrazione locale, d’altronde per mesi è stato detto che le gare d’appalto erano fatte con i più rigorosi controlli. Anche Raffaele Cantone era stato chiamato a vigilare. Non c’è da escludere che i reati contestati al sindaco siano antecedenti all’intervento del Numero Uno dell’Autorità Anticorruzione, ma se fosse provato il coinvolgimento dell’ex commissario di Expo tutta la storia del progetto potrebbe essere rivista.
La conferma dell’iscrizione nel registro degli indagati di Giuseppe Sala è arrivata quando i magistrati milanesi hanno chiesto al giudice per le indagini preliminari Pierluigi Marcantonio di poter indagare per altri 6 mesi perché “sono necessari ancora approfondimenti”.
Nella richiesta formulata dal sostituto procuratore generale Felice Isnardi si fa riferimento anche al fatto che “i è dovuto procedere a nuove iscrizioni e che sono necessarie ancora audizioni”.
L’inchiesta sulla piastra di Expo, l’appalto più importante di tutto il complesso, era stata assunta poche settimane fa dalla procura generale che si era opposta alla richiesta di archiviazione dei magistrati della procura Paolo Filippini, Roberto Pellicano e Giovanna Polizzi. Dovette intervenire pure il Csm per dirimere uno scontro tra l’allora capo della Procura Edmondo Bruti Liberati e il sostituto Alfredo Robledo.
Non si sono fatte attendere le reazioni del mondo politico: il leader della Lega Matteo Salvini su Facebook commenta le inchieste di Roma (Accuse di corruzione per Marra del M5s) e Milano.
“Arrestato per corruzione Marra, capo del Personale e fedelissimo del sindaco di Roma Raggi, 5stelle. Indagato per falso su appalti Expo Sala, sindaco Pd di Milano. Buona giornata Amici” dice.
“Si torni subito a votare” ha detto Gianluca Corrado, già candidato sindaco e ora capogruppo in consiglio comunale del Movimento 5 Stelle. “Il Pd, candidando l’attuale sindaco, lascia dopo pochi mesi dalle elezioni Milano nel caos, privandola del suo primo cittadino”, commenta Corrado: “È ora di restituire la scelta ai cittadini. Ci auguriamo che la maggioranza si dimostri ragionevole, evitando qualsiasi attaccamento alle poltrone per soddisfare gli interessi di pochi amici degli amici”.
La consigliera comunale Silvia Sardone (Forza Italia) ha dichiarato: “L’autosospensione è solo un tentativo maldestro di prendere tempo” e prevede che “la città rimarrà bloccata politicamente”. Secondo la Sardone, “si rischia una sceneggiata che Milano non merita”. “Liberi Milano e i milanesi da questa situazione di stallo” conclude.
“Ho fiducia in lui e nelle sue scelte”, scrive invece in una nota Pietro Bussolati, segretario metropolitano del Partito Democratico. “La decisione di autosospendersi – continua – ci responsabilizza tutti. Siamo pronti per continuare ad impegnarci con serietà e dedizione nell’interesse unico di Milano e dei suoi cittadini”.