Bomba davanti bar tra Carinaro e Teverola: torna l’incubo del racket?

di Nicola Rosselli

Torna l’incubo del racket delle estorsioni nell’agro aversano dopo un periodo di relativa calma. Il segnale è il potente ordigno fatto esplodere nella notte tra giovedì e venerdì dinanzi alla saracinesca di un bar alla periferia tra Carinaro e Teverola, in una località conosciuta, per la conformazione della rete stradale, come ‘Cinque vie’.

Un boato, poco dopo la mezzanotte, ha rotto il silenzio della sera, provocando non poco spavento tra gli abitanti che hanno immediatamente telefonato al 113. Sul posto sono immediatamente giunti gli agenti del commissariato della polizia di stato di Aversa, coordinati dal dirigente Paolo Iodice. I poliziotti hanno accertato che la deflagrazione proveniva da una bomba carta fatta esplodere nei pressi dell’ingresso del locale “Ida Caffè Lounge Bar”, gestito da una famiglia del posto.

La deflagrazione ha provocato danni ingenti alla saracinesca e alla porta in vetro del locale oltre che ad alcune suppellettili, il tutto con un danno per poco meno di una decina di migliaia di euro. Solo tanto spavento, invece, per gli occupanti le abitazioni ubicate sopra al locale preso di mira dai soliti ignoti.

Gli agenti hanno ascoltato il gestore del bar e i suoi familiari che hanno escluso di aver avuto minacce estorsive né, tanto meno, richieste di danaro in cambio di protezione. A loro avviso potrebbe trattarsi di un “dispetto” provocato dall’invidia per il loro successo commerciale. Nonostante questo, però, la polizia, pur non escludendo, al momento, nessuna pista, privilegia quella che porta al racket delle estorsioni. Le modalità di esecuzione, infatti, non lascerebbero dubbi sulla matrice estorsiva dell’attentato dinamitardo.

Gli stessi poliziotti avrebbero anche sequestrato alcune registrazioni di diverse telecamere, non solo dello stesso locale preso di mira dai malviventi, ma anche di altri esercizi commerciali della zona con l’obiettivo di  giungere ad individuare gli autori dell’attentato o, almeno, la vettura con la quale sono giunti sul posto per poi collocare l’ordigno e farlo esplodere.

Era da diverso tempo che ad Aversa e nei centri a ridosso del capoluogo dell’Agro non si registravano azioni di matrice estorsiva, anche se, come evidenziano gli investigatori, il silenzio potrebbe anche non significare che non c’è attività del racket, ma, semplicemente, che tutti pagano.

Gli ultimi episodi di questo tipo sono stati registrati nella vicina Cesa. Nel 2015 ai danni della sede di un’impresa di pompe funebri ancora in via di allestimento, che non aveva ancora iniziato la propria attività, un chiaro avvertimento di «benvenuto» e qualche mese fa ai danni di una rinomata pescheria. Nel primo caso, la potenza dello scoppio provocò seri danni non solo ai locali destinati all’attività commerciale, ma anche ai vetri di numerose abitazioni limitrofe con grande spavento per gli occupanti.

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Redazione
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