Emissioni diesel, Epa accusa Fiat-Chrysler. Marchionne: “Niente di illegale”

di Stefania Arpaia

Avrebbero truccato le emissioni di veicoli diesel. E’ questa l’accusa fatta dagli Stati Uniti alla società Fca che perde quota in borsa.

L’accusa è stata lanciata nella giornata di giovedì e si riferiva al fatto che il titolo italo-americano Fiat Chrysler avrebbe violato i limiti sulle emissioni inquinanti dei veicoli diesel. 

Se ciò fosse vero la sanzione potrebbe arrivare a 44.539 dollari per auto, e considerando che ne sono coinvolte 104mila si ha un totale di 4,63 miliardi di dollari. Marchionne smentisce e si difende la propria azienda sottolineando le differenze con il caso Volkswagen.

“Non abbiamo fatto niente di illegale. Tutto questo non ha alcun senso. Non c’è mai stata alcuna intenzione di creare condizioni per falsare i test sulle emissioni – ha dichiarato Sergio Marchionne, in conferenza stampa – non c’è una sola persona in questo gruppo che proverebbe a fare una cosa così stupida. Noi non siamo quel tipo di criminali”.

Le accuse sono partite dall’Epa, l’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, che ha accusato Fca di aver violato le norme sulle emissioni. Su 104mila veicoli diesel venduti negli Stati Uniti sarebbe stato inserito un software che permetteva di modificare i livelli di emissioni. E’ quanto si legge in una nota dell’Epa che ha emesso un avviso di violazione al gruppo Fca per “presunte violazioni del Clean Air Act”.

Immediato il crollo del titolo in borsa che ha perso il 16% a Milano e il 10,28% a Wall Street. Ripresa nella giornata di venerdì.

Nel frattempo, tre giudici francesi hanno informato di aver aperto un fascicolo giudiziario sulla casa automobilistica Renault, sospettata di aver truccato i test dei motori diesel.

L’azienda ha riferito: “Rispettiamo le norme francesi ed europee: i nostri veicoli sono omologati conformemente alle leggi vigenti non sono equipaggiati di dispositivi per frodare la rilevazione delle emissioni”.

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