Si profila la richiesta di archiviazione per la nuova inchiesta della Procura di Pavia sull’omicidio di Chiara Poggi. L’indagine punta a verificare se, come sostiene la difesa di Alberto Stasi, il Dna estrapolato dalle unghie di Chiara sia compatibile con quello di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, ora indagato. Il pm sta rileggendo la perizia del processo d’appello bis che evidenzia come il Dna non sia utilizzabile per una comparazione.
Secondo l’agenzia Ansa il procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, sta acquisendo gli atti del processo già definito con i 16 anni inflitti ad Alberto Stasi in Cassazione, per valutare se nella denuncia presentata dalla difesa, per contro della madre dell’ex fidanzato di Chiara ritenuto responsabile dell’omicidio avvenuto a Garlasco nell’agosto del 2007, ci siano o meno elementi di novità. E soprattutto sta verificando il punto centrale su cui si fonda l’esposto dei legali di Alberto, Fabio Giarda e Giada Bocellari: l’esito della consulenza del loro esperto di fiducia, il biologo forense Pasquale Linarello, che a differenza dei risultati della perizia disposta nel processo d’appello bis, ha portato a ritenere che il Dna estrapolato dalle unghie della giovane donna uccisa quasi 10 anni fa sia “perfettamente compatibile” con quello di Sempio.
Per questo accertamento inquirenti e investigatori stanno rileggendo e valutando l’elaborato del genetista genovese Francesco De Stefano, nominato dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano. La sua relazione concludeva che di certo “è presente Dna maschile”, ma che tuttavia a causa della sua “degradazione” e della “verosimile contaminazione ambientale non vi è la possibilità di una indicazione positiva di identità, nè si può escludere che nel materiale subungueale prelevato nel corso dell’autopsia di Chiara (..) sia presente anche Dna riferibile a Stasi”.
In sostanza quel materiale genetico non portava ad individuare alcuna persona. In considerazione di ciò verrebbe a mancare il termine di confronto con il Dna di Sempio e quindi alla Procura pavese non resterebbe altro che chiedere l’archiviazione.