Sono passati oramai sei anni da quel 2011 in cui Revolving doors, unico singolo tratto dall’album The Fall, vide la luce. Da allora i Gorillaz, virtual band creata nel 1998 dal frontman dei Blur Damon Albarn e dal disegnatore Jamie Hewlett, erano rimasti nel silenzio più totale, interrotto solo da frammentarie notizie su un nuovo album per il 2017.
A saziare, per ora, l’enorme appetito dei fan è arrivata “Hallelujah Money”, un singolo sperimentale realizzato in collaborazione col musicista e scrittore britannico Benjamin Clementine, che la band ha deciso di pubblicare alla vigilia dell’insediamento del neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump, come “un commento a questo momento storico carico di significati politici”.
Ma “Hallelujah Money” non è solo una pungente riflessione sulla sempre più prominente importanza del denaro e della finanza nella vita politica e sociale del l’occidente, è anche, e forse soprattutto, una sorprendente miscela tra atmosfere elettroniche e la voce dal sapore gospel di Clementine, protagonista del videoclip, il cui timbro caldo e baritonale si fonde all’acida sinteticità della musica in maniera fastidiosamente azzeccata, dando vita ad un qualcosa che, al di là del successo che riuscirà o meno a riscuotere sul lungo periodo, risulta sicuramente fresco ed innovativo fin dai primi ascolti.