Si colora di arcobaleno la penisola italiana. “Con l’ok definitivo del consiglio dei ministri ai tre decreti legislativi di attuazione alla legge sulle unioni civili – sottolinea Michela Campana (responsabile diritti del Pd) – il nuovo istituto sulle unioni civili esce dal regime transitorio ed entra a pieno titolo nell’ordinamento italiano”.
“Grazie ai decreti ponte, – continua – è stato possibile già costituire centinaia di unioni consentendo a tante persone di coronare il proprio sogno d’amore. Con questo ultimo ‘via libera’ si mettono a punto alcuni aspetti non regolati direttamente dalla legge come la disciplina di diritto internazionale privato, la scelta del cognome della coppia, sulla dichiarazione di annullamento e l’armonizzazione del codice penale e del codice di procedura penale che prevede che il termine matrimonio si intende riferito anche alla costituzione di un’unione civile. Con questo atto formale si conclude l’iter di una legge storica che cambia il destino di migliaia di cittadini”.
Il testo è stato approvato a Montecitorio con 372 voti a favore, 51 contrari e 99 astenuti. La proclamazione del risultato della votazione è stata salutata da un forte applauso dai banchi del Pd. Applausi anche fuori della Camera dove un gruppo di attivisti ha salutato il voto con un boato.
“Siamo molto contenti. – afferma entusiasta Maria Elena Boschi – È un giorno di festa per tutti gli italiani e tutte le italiane. Vorrei esprimere un grazie per chi ha contribuito a fare questa legge e anche per il lavoro fatto negli anni passati. Arriviamo a dare una risposta dopo anni non soltanto ai diritti ma anche ai sogni e alle aspettative di tanti. Ora andiamo a festeggiare perché è un giorno di festa”.
“Il voto di oggi segna solo un primo passo verso la conquista in Italia di diritti che in tanti altri paesi sono già storia: le unioni civili che usciranno dalla Camera dei deputati, infatti, sono lontane dall’essere la soluzione definitiva ai problemi delle coppie omosessuali e dei loro figli, esclusi dal provvedimento nel corso della bagarre al Senato. Non sono l’azione di riforma complessiva di un diritto di famiglia che da decenni non riflette più le esigenze di una società in mutamento. Oggi, quindi, siamo felici per le coppie che da troppo tempo aspettavano questo momento, già da domani saremo di nuovo al lavoro, anche con tutti gli strumenti giuridici a nostra disposizione, per una riforma della legge in senso egualitario. Continua la battaglia radicale per assicurare davvero pari diritti a tutti i cittadini”, così Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, e Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, commentando la fase finale dell’iter parlamentare delle unioni civili.
Replica così il ministro della Giustizia Andrea Orlando alla presa di posizione di ieri del segretario della Cei che ha criticato la scelta del governo di chiedere la fiducia sulle Unioni civili. “Ho rispetto per la Cei, ma ritengo quella scelta necessaria e anche un po’ tardiva rispetto a ciò che si è sviluppato nel tempo nella società e a diritti che da troppo tempo chiedono un riconoscimento, e da ministro della Giustizia aggiungo che da anni la Corte di Strasburgo ci segnala che categorie di cittadini non hanno un riconoscimento per legge dei propri diritti”.
“Il governo ha le sue logiche, le sue esigenze – aveva detto monsignor Nunzio Galantino – probabilmente avrà anche le sue ragioni, ma il voto di fiducia, non solo per questo governo ma anche per quelli passati, spesso rappresenta una sconfitta per tutti”.
“Tutte le persone di buona volontà – dicono Maurizio Sacconi e Alessandro Pagano (parlamentari di Area popolare) – a partire dal Presidente Mattarella, non possono non condividere le preoccupazioni circa le lacerazioni oggettivamente prodottesi nel tessuto della nazione con il cambiamento della Costituzione formale sottoposto a referendum e con quello della Costituzione materiale attraverso la legge sulle unioni civili. Ci sarà ben poco da festeggiare sulle macerie dell’unità nazionale dopo il secondo voto di fiducia sulla legge Cirinnà”.
“Oggi si uccide la democrazia”, è il commento di Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, promotore del Family Day.