Napoli, bimba ferita in sparatoria: cinque fermi

di Redazione

Napoli – La polizia ha individuato e fermato gli autori della sparatoria avvenuta il 4 gennaio scorso nel mercato di Forcella a Napoli, dove rimasero feriti, ricorda la polizia in un tweet, una bambina di 10 anni e tre ambulanti senegalesi.

I provvedimenti di fermo eseguiti dalla squadra mobile di Napoli sono stati firmati dai pm della Direzione distrettuale antimafia partenopea, De Falco e Woodcock e riguardano i presunti responsabili del tentativo di omicidio e del ferimento di quattro extracomunitari e della bambina di 10 anni, avvenuti il 4 gennaio scorso nel mercato della Maddalena del capoluogo campano.

Sono complessivamente cinque i fermati. Si tratta di Gennaro Cozzolino, 39 anni, e Valerio Lambiase, 28 anni, ritenuti contigui al clan camorristico Mazzarella. Cozzolino è considerato colui che materialmente ha esploso i colpi d’arma da fuoco che hanno ferito i cittadini senegalesi e la bambina. Lambiase, invece, era armato di una mazza da baseball. Quest’ultimo è il fratello di Gianmarco Lambiase, ucciso il primo marzo del 2015 a seguito di un regolamento di conti tra clan camorristici contrapposti. Fermati anche Luciano Rippa, 33 anni, e Gennaro Vicedomine, 25 anni, venditori ambulanti nel mercato della Maddalena, non intranei al clan.

Il raid messo in atto lo scorso 4 gennaio nel mercato Forcella di Napoli fu organizzato dal clan Mazzarella per colpire un quarto cittadino senegalese, anch’egli venditore ambulante, colpevole di non aver versato la somma di 20 euro a titolo di estorsione imposta per poter esercitare liberamente la propria attività commerciale.

Un raid al quale hanno partecipato anche due venditori ambulanti italiani, con mazze di ferro, convinti dagli esponenti del clan Mazzarella che gli ‘stranieri’, praticando prezzi più bassi, alteravano il mercato riducendo gli introiti dei venditori ambulanti italiani.

I due venditori fermati all’interno del mercato individuavano gli acquirenti della merce stoccata dai commercianti all’interno di magazzini della zona. Per questo percepivano una percentuale del prezzo di vendita della merce e sono costretti anch’essi a versare la tangente al clan, circa 30 euro a settimana.

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