Chiaro e conciso il messaggio che appare sulla Homepage del Washington Post che ha deciso di esprimere le proprie idee anche se contrarie a quelle del neo presidente americano Donald Trump.
“Democracy dies in darkness”, la democrazia muore nell’oscurità, si legge sul quotidiano. “Abbiamo iniziato nei giorni scorsi su Snapchat, ora lo diffonderemo su altre piattaforme – ha spiegato la portavoce del giornale, Kris Coratti – È qualcosa che ci diciamo da tempo tra di noi parlando della nostra missione, ed abbiamo pensato che fosse una dichiarazione efficace e concisa che spiega chi siamo ai molti milioni di lettori che si sono rivolti a noi per la prima volta nell’ultimo anno”.
La decisione è stata presa in seguito all’incontro che Trump ha avuto con i manager dei principali canali televisivi, durante il quale ha accusato i media di aver ostacolato la sua campagna elettorale e li ha definiti “un fottuto plotone di esecuzione“.
La frase scelta dal Washington Post si rifà a un’affermazione fatta nei giorni scorsi da Bob Woodward, leggendario cronista del Watergate, che attaccando l’amministrazione Trump ha detto: “Senza il giornalismo, la democrazia muore nel buio”.
Il Washington Post si è promesso di controllare minuto per minuto i primi 100 giorni da presidente di Donald Trumo. Secondo quanto riportato dal quotidiano già nei suoi primi 33 giorni alla Casa Bianca, il tycoon ha rilasciato 132 dichiarazioni non corrette, fuorvianti o apertamente false.
L’argomento più gettonato è sicuramente quello dell’immigrazione: il Post elenca ben 24 false dichiarazioni a riguardo, che per quasi la metà si concentrano nei giorni immediatamente successivi al 27 gennaio, giorno in cui ha annunciato il suo controverso Muslim Ban, attualmente bloccato dai giudici, che avrebbe voluto sancire il divieto d’ingresso nel Paese per i cittadini di 7 Paesi islamici.
Ad appoggiare la posizione del Washington Post anche l’Atlantic, lo Usa Today, il Dallas Morning News e molti altri quotidiani.