“Ecco una giuria di qualità”. Spazio anche ad un ironico riferimento alle polemiche sanremesi per Gigi D’Alessio, in aula, al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, per testimoniare in merito all’inchiesta sulla scorta abusiva di cui avrebbe usufruito. Vicenda per la quale è imputato un poliziotto, Nunziante Camarca, assistente capo, mentre un altro, Alessandro Albano, sovrintendente, è stato già condannato con rito abbreviato, anche per favori a un gruppo di pusher. I due erano in servizio, all’epoca dei fatti, al commissariato casertano di Marcianise.
Il cantante napoletano ha confermato il contenuto del verbale redatto in occasione del suo interrogatorio come persona informata sui fatti (il 9 ottobre 2015) subito dopo l’arresto dei poliziotti. “Credevo fossero in servizio, non sapevo fosse illegale”, ha dichiarato, in sintesi, D’Alessio dinanzi al pm Luigi Landolfi, insieme al suo manager Giovanni Tramice.
L’episodio risale all’11 dicembre 2013, quando l’artista fu scortato per le strade di Napoli da un’auto della polizia con a bordo Albano e i due colleghi al fine di recarsi ad un evento di presentazione del suo nuovo cd alla Fnac del quartiere Vomero. L’auto, un’Alfa 156, doveva essere in servizio a Marcianise, ma gli agenti avrebbero falsificato i documenti da presentare al dirigente del commissariato, segnandosi anche tre ore di straordinario.
“Albano veniva spesso ai miei concerti e ad altri eventi, era presente nel backstage, ma non ha mai fatto parte del mio staff, né ha mai chiesto soldi. Di certo si proponeva spesso per darci una mano, con un atteggiamento quasi invadente, e, come un maestro d’orchestra, impartiva ordini ai vari colleghi”, ha ammesso D’Alessio, sottolineando di aver trovato, sotto l’Hotel Vesuvio, l’auto della polizia che lo ha accompagnato all’evento, come gli capita spesso per motivi di ordine pubblico. “Altre volte – ha spiegato il cantante – è capitato anche che mi accompagnassero carabinieri o vigili urbani”. D’Alessio, però, non ha saputo ricordare se in quell’occasione fosse presente anche l’imputato Camarca, in aula assistito dall’avvocato Mariano Omarto.
Sul rapporto con il sovrintendente Albano, il cantautore ha confermato di conoscerso da diversi anni, anche perché frequentava il nipote, Francesco D’Alessio, titolare di uno studio di registrazione a San Marco Evangelista, alle porte di Caserta. E sul fatto che Albano partecipò al suo tour negli Stati Uniti, D’Alessio ha chiarito: “La richiesta mi venne fatta da mio nipote Francesco ma ribadimmo, anche in quell’occasione, che gli poteva essere offerto solo il viaggio, il vitto e l’alloggio, senza alcun ulteriore compenso”.