Napoli – Invece di lavorare in ospedale andavano a giocare a tennis, a lavorare come chef in ristorante e, addirittura, a clonare schede per la pay-tv: blitz dei carabinieri del Nas contro i furbetti del cartellino, nell’ospedale Loreto Mare di Napoli, nosocomio di “frontiera” e con numerose eccellenze svilite dal comportamento truffaldino di 55 dipendenti, tutti finiti ai domiciliari.
Un numero cospicuo di assenteisti che ha costretto il giudice a disporre per 50 di loro anche l’obbligo di andare al lavoro, sotto il controllo dei militari dell’Arma. Una soluzione proposta dalla Procura di Napoli e condivisa dal gip per evitare, come ha sottolineato il procuratore reggente Nunzio Fragliasso, “sensibili disagi agli utenti”.
Complessivamente sono indagate 94 persone, praticamente un terzo dei dipendenti del nosocomio. In serata la Asl Napoli 1 ha annunciato provvedimenti di sospensione, con dimezzamento dello stipendio, per cinque dipendenti: quelli per i quali, considerata la maggiore gravità degli addebiti, il gip non ha previsto il rientro coatto al lavoro. Per gli altri, le carte vanno all’ufficio disciplinare.
Per il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, la vicenda rappresenta “una pagina vergognosa che fa male al cuore e alla dignità di questa città”. Il primo cittadino auspica “provvedimenti forti” contro comportamenti “indecenti, immorali”: il Comune si costituirà parte civile nell’eventuale processo. “Saremo inflessibili contro chi non fa il proprio dovere”, assicura il governatore Vincenzo De Luca.
“Il governo – sottolinea il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – è impegnato in prima linea contro i professionisti dell’assenteismo, e molto sta facendo su questo fronte come dimostra il decreto Madia. In difesa dei pazienti il ministero della Salute, assieme ai Nas, è determinato nel proseguire controlli per difendere la sanità pubblica, dalla parte di chi sta male e ha diritto a ricevere le cure”.
Le misure cautelari sono state emesse nei confronti di un neurologo, un ginecologo (ma i medici indagati sono 6), 9 tecnici di radiologia, 18 infermieri professionali, 6 impiegati amministrativi, 9 tecnici manutentori e 10 operatori sociosanitari. Tra questi anche alcuni sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil, che – secondo fonti interne dell’ospedale – sarebbero stati coinvolti nella gestione dei badge marcati abusivamente. Due operatori sociosanitari custodivano 20 badge che usavano per far risultare presenti dipendenti i quali, per tenerli in allerta, inviavamo loro messaggi via telefono cellulare. In sostanza, c’erano assenteismi praticamente in tutti i reparti del Loreto Mare, finanche in quello, delicatissimo, di terapia intensiva.
Il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, nel corso della conferenza stampa in Procura, li ha definiti “Professionisti, ma del cartellino”: nel giro di tre mesi, due indagati hanno “strisciato” il badge rispettivamente 443 e 493 volte. Quasi un record. Oltre agli arresti domiciliari, il gip ha anche deciso di sequestrare le indennità percepite da tre radiologi per la cosiddetta “prestazione lavorativa esclusiva”, circa 300mila euro: in realtà, è emerso dalle indagini, svolgevano doppio e triplo lavoro e quindi non ne avevano diritto. Tra i casi più eclatanti figura quello di un cosiddetto ‘controllore’ – dipendente dell’ufficio Prass (Presenze/Assenze) – che invece di tenere d’occhio i colleghi se ne andava a fare lo chef in un ristorante del Napoletano.
Gli arresti sono stati eseguiti da ben 270 carabinieri. Nel corso di due anni hanno registrato ore e ore di filmati (grazie a telecamere sistemate nei pressi dei sistemi marcatempo) e tantissime intercettazioni: svolti circa 500 servizi di osservazione oltre che moltissimi pedinamenti, hanno ricordato in conferenza stampa il tenente colonnello Vincenzo Maresca e il maggiore Gennaro Tiano, del Nas.