La Polizia di Stato di Catanzaro e del Servizio Centrale Operativo di Roma ha dato esecuzione ad un provvedimento per l’applicazione di 14 ordinanze di custodia cautelare a carico di appartenenti alle cosche di ‘ndrangheta Iannazzo e Cannizzaro, operanti nell’area della città di Lamezia Terme (Catanzaro).
I soggetti colpiti dalla misura restrittiva erano stati tutti tratti in arresto nell’ambito dell’operazione denominata “Andromeda”, condotta dalla squadra mobile di Catanzaro, il 14 maggio 2015 ed oggi sono stati colpiti da un nuovo provvedimento di carcerazione a seguito della sentenza di primo grado emessa nei giorni scorsi dal Gip di Catanzaro con la quale sono stati condannati alle seguenti severissime pene.
La condanna riportata dagli imputati in sede di giudizio abbreviato, ha determinato la Procura della Repubblica (procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, sostituto Elio Romano, con la supervisione del procuratore capo Nicola Gratteri) a richiedere nei loro confronti l’applicazione del provvedimento cautelare stante la gravità dei reati loro la conseguente necessità che fossero nuovamente posti in carcere.
Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Catanzaro che avevano a suo tempo portato all’operazione “Andromeda”, ricostruivano l’organigramma della temibile consorteria criminale dei Iannazzo individuando i personaggi di vertice del sodalizio (Vincenzino Iannazzo, detto “Il Moretto”, Pietro Iannazzo, Francesco Iannazzo, detto “Cafarone”, Antonio Davoli) e le alleanze costituite nel corso degli anni con le cosche Giampà e Cannizzaro-Daponte.
I destinatari del provvedimento sono stati arrestati per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso in quanto appartenenti alla cosca Iannazzo ed a quella federata dei Cannizzaro-Daponte; alcuni di loro rispondono inoltre dell’omicidio, avvenuto a Lamezia Terme il 23 maggio 2003, di Antonio Torcasio (all’epoca reggente dell’omonima cosca), di quello di Vincenzo Torcasio e del contestuale tentato omicidio di Vincenzo Curcio, avvenuti a Falernail 27 luglio 2003 (esponenti della cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri). Questi omicidi si inquadravano in una strategia criminale delle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Daponte volta a mantenere l’esclusivo controllo di gran parte del territorio di Lamezia Terme, anche attraverso l’eliminazione fisica degli esponenti di spicco della cosca avversa Cerra-Torcasio-Gualtieri attiva soprattutto nel campo delle estorsioni.
Le attività investigative svolte all’epoca avevano permesso, altresì, l’accertamento e la contestazione di numerosi episodi estorsivi realizzati da esponenti delle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Daponte a carico di commercianti ed imprenditori del comprensorio lamentino in un contesto di acquisizioni investigative derivanti dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia e da intercettazioni telefoniche ed ambientali, che delineava un accordo tra gli esponenti di vertice della cosca Giampà e quella degli Iannazzo nella gestione delle attività estorsive con relativa spartizione dei proventi.
Alcuni dei personaggi tratti in arresto vengono ritenuti responsabili anche di danneggiamenti e detenzione illegale di armi ed esplosivi. Altre due persone destinatarie del provvedimento restrittivo sono ancora irreperibili; tra di esse Vincenzo Torcasio, 39 anni, detto “U Giappone”, condannato alla pena di 30 anni di reclusione per omicidio, che nei giorni scorsi è balzato agli onori della cronaca in quanto alcuni organi di stampa hanno pubblicato articoli relativi ad un seguitissimo profilo facebook denominato “Onore è dignità”, apparentemente a lui riconducibile, attraverso il quale vengono lamentate presunte deviazioni e malfunzionamenti della giustizia e del sistema carcerario nel Paese in particolare con vari post di sprezzante critica rispetto alla sentenza del processo “Andromeda” che, in un breve lasso di tempo, sono stati a più riprese condivisi.