I carabinieri del Ros hanno eseguito un’operazione contro la cosca Piromalli della ‘ndrangheta. Dodici le persone arrestate e sequestrato il consorzio Copam di Varapodio (Reggio Calabria) costituito da oltre 40 aziende e cooperative agricole operanti nella Piana di Gioia Tauro, in Sicilia e nel basso Lazio.
I reati contestati agli arrestati vanno dall’associazione per delinquere di tipo mafioso e dal concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta della seconda tranche dell’inchiesta “Provvidenza” che lo scorso 12 febbraio portò all’arresto di 25 persone considerate legate ai Piromalli.
Secondo gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, il boss Antonio Piromalli, era il vero padrone della Copam, il consorzio di Varapodio (costituito da oltre 40 aziende e cooperative agricole operanti nella piana di Gioia Tauro, nella Sicilia orientale e nel basso Lazio) che veniva utilizzato per esportare olio di sansa negli Stati Uniti spacciandolo per olio extravergine d’oliva.
Alcuni provvedimenti sono stati notificati in carcere come quello al boss Giuseppe Piromalli detto “Facciazza”. Ai domiciliari è finito anche suo fratello, Antonio Piromalli detto “u Catanisi”. Secondo gli inquirenti, anche se più defilato dal punto di vista operativo, Antonio Piromalli (omonimo del nipote i cui interessi si spingevano fino a dentro l’Ortomercato di Milano) era ancora ancora molto influente nella pianificazione delle strategie criminali della cosca.
In particolare, si era attivato per risolvere alcune controversie tra gli affiliati e aveva cercato di rinsaldare i rapporti con la cosca Molé, un tempo un tutt’uno con i Piromalli, attraverso la figura di Michele Molé detto “Michelino” (anche lui arrestato oggi) spartendo con lui i proventi illeciti degli affari criminali legati alla gestione del porto di Gioia Tauro.