A metà tra i giorni dei cortei di protesta femministi contro il neo presidente americano Trump e l’attesa della festa delle donne che si celebrerà il giorno 8 del prossimo mese, abbiamo ripercorso una storia dimenticata che fa onore al nostro paese.
Pochi forse sanno che, in Europa, i primi a proporre leggi sulla dignità della donna sono stati gli italiani e, in particolare, il deputato e patriota Salvatore Morelli (1824-1880).
Di idee liberali e mazziniane, Morelli fu autore nel 1861 de “La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale”, opera di grandissima lucidità filantropa anticipatrice dell’emancipazione femminile, otto anni prima del libro di John Stuart Mill “La servitù delle donne”.
Il libro di Salvatore Morelli venne tradotto in francese a Bruxelles e in inglese a Londra. Nel 1867 presentò, primo in Europa, un progetto di legge dal titolo “Abolizione della schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordando alla donna i diritti civili e politici” per la parità della donna con l’uomo, una risposta decisiva all’imbarazzante (dal punto di vista femminile) Codice civile italiano del 1865, che sottometteva la donna all’autorizzazione maritale, facendone di fatto una minorenne a vita.
Negli anni 1874-1875 propose un nuovo diritto di famiglia, con cento anni di anticipo rispetto a quello approvato solo nel 1975, che prevedeva: l’eguaglianza dei coniugi nel matrimonio, il doppio cognome, i diritti dei figli illegittimi, il divorzio e, in seguito, la richiesta del diritto di voto per le donne.
Nessuna di queste leggi venne presa in considerazione, però, nel 1877 il Parlamento italiano approvò il suo progetto di legge (legge Morelli numero 4176 del 9 dicembre 1877), per riconoscere alle donne il diritto di essere testimoni negli atti normati dal Codice civile, come i testamenti, importante progresso per i risvolti economici e per l’affermazione del principio di capacità giuridica delle donne.
Con il suo impegno, le ragazze furono ammesse a frequentare i primi due anni del Ginnasio. Massone e anticlericale, ma vicino ai deboli e alle donne, Morelli morì in miseria, non esistendo allora l’indennità parlamentare, nella camera di una piccola locanda di Pozzuoli. Di lui le emancipatrici americane scrissero commosse: “È morto il più grande difensore dei diritti delle donne nel mondo”.