E’ Adele la trionfatrice della 59esima edizione dei Grammy Awards, gli Oscar della musica assegnati a Los Angeles. La cantante inglese si è portata a casa i 5 premi più importanti: “album dell’anno”, “canzone dell’anno”, “registrazione dell’anno”, “miglior album pop” e “miglior performance vocale pop solista”. Altrettanti (postumi) anche a David Bowie per “Blackstar“. Rimangono a bocca asciutta gli italiani Pausini, Bocelli e Morricone.
Allo Staples Center di Los Angeles, Laura Pausini, candidata con “Similares” nella categoria Best Latin Album, è stata sconfitta da Jesse & Joy con Un Besito Mas. Il tenore Andrea Bocelli, nominato con “Cinema” nella categoria Traditional Pop Vocal Album, cede il passo a Willie Nelson. Nulla di fatto per il maestro Ennio Morricone, nonostante le due candidature ricevute: per la Migliore Colonna Sonora con “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino e per la Migliore Composizione Classica con “L’Ultima Diligenza” di Red Rock, sempre dal film The Hateful Eight. Torna a mani vuote anche l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che era candidata per Verismo nella categoria Best Classical Solo Vocal Album.
Ma delusione per la truppa italiana a parte, quella di Los Angeles è stata una grande serata nel segno di Adele e dei tributi, quelli a George Michael e Prince. E proprio nel caso del primo la cantante inglese è stata protagonista. ”Scusate, non posso fare come l’anno scorso. Scusate se sto sudando. Non posso andare avanti, per rispetto nei confronti di George Michael. Ricominciamo”. Così ha detto, con tanto di imprecazione, chiedendo di ricominciare da capo l’esecuzione di “Fast Love”, dopo essere stata tradita dall’emozione.
Per Adele i problemi sul palco dei Grammy non sono nuovi. Solo un anno fa aveva avuto alcuni problemi con il microfono ma in quel caso non si era voluta fermare. Questa volta sì e alla fine della sua esibizione i presenti in sala l’hanno perdonata rendendole grazie con un lungo applauso e una standing ovation. Tributi da aggiungere ai cinque premi vinti (ai quali si può aggiungere per osmosi quello a Greg Kurstin, il suo produttore, premiato come Producer of the Year, Non-Classical. E siccome agli sconfitti va l’onore delle armi, al momento di ritirare il premio la cantante britannica ha avuto un pensiero per la sua grande rivale, Beyoncé: ”Il tuo album, ‘Lemonade’, è semplicemente monumentale”.
Sconfitta, ma solo dalla giuria, Beyoncé. Queen Bee si è fermata a quota due grammofonini d’oro (Best Music Video per “Formation” e Best Urban Contemporary Album per “Lemonade“) ma la sua performance entrerà negli annali. Per la perfezione dell’esecuzione, per il suo abito regale dorato, per la presentazione, eseguita dalla madre di Beyoncé, ma soprattutto per il pancione mostrato per la prima volta in pubblico dopo l’annuncio di qualche giorno fa circa la sua gravidanza.
Allo Staples Center però è nata una stella. Si tratta del rapper Chance The Rapper, premiato come Best New Artist e “Best Rap Album per “Coloring Book”. E’ stata anche la serata di David Bowie: il Duca Bianco, morto il 10 gennaio 2016, che ha trionfato in ben cinque categorie, grazie a “Blackstar“, il suo 25.mo e ultimo album in studio, pubblicato solo due giorni prima di morire. Proprio a Bowie l’anno scorso era stato dedicato un importante tributo, che in questa edizione invece è toccato a George Michael e Prince, con Bruno Mars e i Time che si sono esibiti con le hit firmate dal Folletto di Minneapolis, Jungle Love, The Bird e Let’s Go Crazy.
Demi Lovato ha guidato la performance per celebrare il quarantennale di “Saturday Night Fever” dei Bee Gees mentre John Legend si è esibito al piano per ricordare le tante star del mondo della musica scomparse nel 2016. Nota a parte per Lady Gaga. Dopo l’Halftime Show di sette giorni fa al 51esimo SuperBowl, Lady Germanotta ha regalato un’altra performance da brividi, duettando sul palco dello Staples Center insieme ai Metallica. Peccato per qualche problema tecnico che ha rovinato l’esibizione, “togliendo la voce” a James Hatfield: il cantante dei Metallica poi si è sfogato dietro le quinte gettando via la chitarra.