Dopo anni di denunce, sospetti e insabbiamenti su una pagina buia della storia recente irlandese, ora ci sono le prove inoppugnabili dell’orrore: nel sito dove si trovava la Bon secours mother and baby home, a Tuam, nella contea di Galway, sulla costa occidentale della Repubblica, c’è una struttura sotterranea, divisa in venti camere, che contiene “significative quantità di resti umani”. Si tratta di una fossa comune con i resti di circa 800 bambini. A scoprirla un gruppo di investigatori nominati dal governo di Dublino per far luce sulle strutture che accoglievano gli orfani, le madri nubili e i loro bambini.
La commissione, che ha iniziato le ricerche nell’ex istituto religioso nell’ottobre del 2016, ha riferito che l’analisi del Dna di alcuni del resti rivela che i bambini avevano tra le 35 settimane e i tre anni. I cadaveri sarebbero stati seppelliti nel periodo di attività del centro, quindi tra il 1925 e il 1961, ma soprattutto durante gli anni Cinquanta, quando in Irlanda c’erano oltre dodici orfanotrofi che ospitavano bambini e madri nubili. La casa di Tuam chiuse nel 1961.
L’ospizio, gestito dalle Bon secours sisters, un ordine religioso femminile cattolico, accoglieva le ragazze non sposate e le aiutava a partorire. Le ragazze venivano poi separate dai loro bambini, che venivano portati altrove nella struttura e allevati dalle suore finché non venivano adottati.
Il governo irlandese ha istituito nel 2015 la Mother and baby homes commission of investigation (Mbhcoi) a seguito del lavoro della storica di Tuam, Catherine Corless, che trovò i certificati di morte di quasi 800 bambini, ma le tombe di solo due di loro. “Tutto indicava che questa zona fosse una fossa comune” ha detto Corless al Guardian, ricordando come a metà degli anni Settanta un gruppo di ragazzi che giocava nel campo vide un mucchio di ossa in una camera sotterranea.
Dopo il ‘mea culpa’ della chiesa cattolica irlandese, che aveva in gestione molti di questi centri è emerso che chi viveva nelle ‘case’ soffriva malnutrizione, malattie e miseria, con altissimi livelli di mortalità. Molti dei piccoli non riuscivano a sopravvivere a quegli stenti e una volta morti i loro corpi venivano disposti in modo piuttosto sbrigativo all’interno di fosse comuni, tra l’altro senza alcuna indicazione delle loro identità. Una pratica comune nelle strutture cattoliche, in un Paese che al tempo aveva tassi di mortalità infantile altissimi.
La responsabile del governo per l’infanzia, Katherine Zappone ha detto che i resti del bambini troveranno adeguata sepoltura e commemorazione e che le famiglie verranno consultate. In un comunicato la commissione pubblica d’inchiesta si è detta “scioccata” per quanto scoperto sino ad ora. Quella di Tuam non era l’unica struttura del genere in funzione. Se ne contavano almeno una decina sparse in tutta l’Irlanda, dove vennero mandate circa 35 mila donne incinte ma non sposate, di fatto per isolarle dal resto della società.
Erano stati gli stessi vescovi irlandesi ad ammetterlo: “Purtroppo c’è stato un tempo in cui le madri non sposate erano spesso giudicate e rifiutate dalla società, compresa la Chiesa”.
Una vicenda legata a questa realtà è stata raccontata anche in film come ‘Magdalena’ e ‘Philomena’. Ques’ultima, in particolare, è la storia vera di una donna che per cinquant’anni cerca quel figlio che da giovane ragazza madre aveva dovuto dare forzatamente in adozione ad una coppia americana, seguendo la volontà delle suore di un istituto religioso irlandese in cui aveva partorito.