Dopo quasi un decennio, è finita la latitanza del boss Santo Vottari. I carabinieri del comando provinciale, supportati dallo squadrone Cacciatori, lo hanno scovato in un bunker nascosto in contrada Ricciolino di Benestare, a meno di 20 chilometri dalle strade di Locri, ieri colorate da bandiere e striscioni delle 25mila persone che hanno partecipato alla manifestazione convocata da Libera nella XXIII Giornata della memoria e dell’impegno.
“Si tratta di un’operazione importante che si associa alla grande manifestazione di ieri a Locri. La gente scende in strada contro la ‘ndrangheta, lo Stato arresta un grande latitante. Un attacco su tutti i fronti” commenta il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho. Considerato uno dei principali obiettivi dopo la cattura di Fazzalari e inserito fra i latitanti più ricercati dall’Europol, Vottari è stato trovato a casa sua, un palazzotto di diversi piani, in cui abita tutta la famiglia Vottari.
All’interno i carabinieri del Reparto operativo avevano in passato già rinvenuto quattro bunker. Una circostanza che il clan ha tentato di sfruttare a proprio vantaggio. All’interno di quello realizzato nel seminterrato è stato ricavato un altro bunker, cui si accedeva da una botola, sapientemente nascosta dai muratori dei clan. Ma non abbastanza.
Quando i carabinieri l’hanno aperta, il latitante, quasi rassegnato, si è fatto ammanettare senza opporre resistenza. Scomposte invece le reazioni della famiglia. Dopo che il latitante è stato portato via, il figlio avrebbe aggredito una troupe della Rai, tentando di danneggiare la telecamera e insultando pesantemente l’operatrice.
Da tempo bestia nera degli investigatori, che più volte sono piombati a San Luca mettendo a soqquadro case e ruderi nella speranza di trovarlo, Santo Vottari, fratello di Franco “Frunzu” e di Sebastiano, chiamato “il professore” per un paio di anni all’università, è stato condannato a 10 anni in abbreviato nello storico processo Fehida.
Latitante dall’esecuzione di quella operazioni, oggi è considerato il reggente dell’omonimo clan, che ha scritto di proprio pugno e nel sangue parte della storia della ‘ndrangheta della Jonica. Per gli investigatori è uno dei protagonisti della faida di San Luca fra i Pelle-Vottari e i Nirta Strangio, culminata nella strage di Duisburg del ferragosto 2007.
Una scia di sangue lunga quasi un ventennio, iniziata per uno scherzo di Carnevale, dopo il quale è stato ucciso uno dei fratelli di Vottari, Antonio, e terminata con l’omicidio di sei persone, trucidate di fronte al ristorante “Da Bruno” in Germania.
Sebbene sia stato assolto dall’accusa di omicidio, Vottari è sempre stato considerato dagli inquirenti uno dei responsabili della “strage di Natale”, fra i più cruenti episodi della sanguinosa faida. Il 25 dicembre del 2006 una raffica di kalashnikov uccide Maria Strangio, 33 anni – moglie di Giovanni Nirta, considerato uno dei capi della cosca omonima, e sorella di Sebastiano Strangio. Insieme a lei, a terra rimangono tre persone, più o meno gravemente ferite dai proiettili, il figlio della donna, un bimbo di soli 5 anni, Francesco Colorisi, 23 anni, Francesco Nirta, 32 anni.
Giovanni Nirta, il marito di Maria Strangio, vero obiettivo dell’agguato avvenuto a soli quattro giorni dalla sua scarcerazione, è rimasto illeso. Per paura di una nuova azione di fuoco, la famiglia decise di non farlo partecipare nemmeno ai funerali della moglie.