E’ di 20 persone arrestate per spaccio di droga e 23 indagati il bilancio dell’operazione dei carabinieri di Vigevano, in provincia di Pavia, scattata martedì mattina. Più di 100 i militari impegnati, tra arresti e perquisizioni (oltre 50), nell’inchiesta coordinata dal procuratore Giorgio Reposo e diretta dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal pm Ethel Matilde Ancona.
Si tratta di una ‘costola’ dell’indagine che, nel luglio 2016, ha portato a 45 arresti, a smantellare un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di armi e specializzata in estorsioni, rapine e incendi, portando alla luce, fanno sapere gli stessi militari “la cosiddetta ‘Gomorra’ di Vigevano, un modus operandi che mirava al totale controllo del territorio”.
Le indagini proseguite sul fronte dello smercio di stupefacenti, in particolare di cocaina nella città ducale e nella zona della Lomellina, ha permesso di scoprire i luoghi di spaccio. L’attività investigativa è stata denominata ‘coffe time’ per il linguaggio allusivo tra spacciatori e clienti: per fissare l’appuntamento dicevano frasi come ‘ci vediamo tra dieci minuti per il caffè’, dove i minuti indicavano il numero di grammi di cocaina richiesti.
Fulcro dello spaccio in città era la zona di piazza Mercato e in particolare un pub, due bar e due pizzerie del centro. “Mentre nei pub e nei bar avveniva lo smercio della cocaina, anche a opera dei proprietari, presso le due pizzerie avveniva, a opera dei soli pizzaioli e a insaputa dei proprietari, lo smercio di marijuana”, sottolineano gli investigatori.
Il volume d’affari “è quantificabile in 150-250 grammi di cocaina venduta settimanalmente”, a un prezzo variabile tra i 70 e i 90 euro al grammo; la marijuana invece veniva venduta mezzo chilo per volta a 1.500 euro. Il denaro ricavato veniva riciclato nell’acquisto di locali in particolare bar, per comprare auto di grossa cilindrata e armi.
Il gruppo criminale che controllava lo spaccio in città era composto da circa 40 persone tra fornitori, organizzatori, spacciatori all’ingrosso e ‘cavallini’ per lo spaccio al dettaglio. Due i canali di rifornimento principali, uno a Santa Maria la Versa, capeggiato da un albanese all’apparenza imprenditore edile; l’altro nel Novarese, a opera di un socio in un’impresa di onoranze funebri. L’indagine ha interessato non solo la città di Vigevano, ma anche altri comuni, in particolare Gambolò, Mortara e Garlasco e molti locali della zona.
Molteplici gli espedienti utilizzati per il trasporto della droga e la consegna: sottofondi ricavati in auto, nascondigli in abitazioni di insospettabili, magazzini in affitto, garage condominiali, bottiglie di bevande modificate artigianalmente. Ai 18 arresti per spaccio scattati su ordine di custodia cautelare, se ne sono aggiunti altri due – vista la quantità di cocaina a disposizione – portando a 65 il totale delle persone arrestate nelle due fasi dell’operazione; 90 invece gli indagati complessivi. Il giro di spaccio emerso, era di cinque chili di marijuana a settimana e circa due di cocaina al mese. Sono stati complessivamente sequestrati tre chili di marijuana, uno di cocaina e denaro.
L’operazione, in fase di riscontro, aveva già consentito il recupero di numerose armi tra cui nove pistole, un fucile semiautomatico, un fucile ‘a canne mozze’, un fucile a pompa, quattro carabine con sistemi di precisione ottici (armi sequestrate, sia corte che lunghe, con matricola abrasa o provento di furto), una penna/pistola, una bomba artigianale, migliaia di cartucce e proiettili, nonché passamontagna per compiere rapine. Un arsenale pronto per essere utilizzato negli scontri con un gruppo di etnia albanese, già dominante in città per lo spaccio di eroina e che stava cercando di assumere il controllo nello smercio di marijuana.