Consip, il padre di Renzi: “Mai chiesto o preso soldi”. Mazzei rivela “incontro segreto”

di Redazione

Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, si difende dopo le accuse contro di lui nell’inchiesta Consip. “Non ho mai chiesto soldi – afferma in una nota – e non li ho mai presi. Mai. Credo che i magistrati abbiano tutti gli strumenti per verificarlo. Non vedo l’ora che venga fuori la verità: voglio essere interrogato, voglio che verifichino tutto di me, non ho nulla da nascondere”. E aggiunge: “Non ho mai fatto cene segrete in bettole in vita mia, come scrive qualcuno”.

“Conosco effettivamente Carlo Russo, del cui figlio sono padrino di battesimo, ma leggo cose sui giornali di cui non so assolutamente nulla”, afferma ancora Tiziano Renzi, commentando le dichiarazioni Alfredo Mazzei, commercialista amico di Romeo. Nell’articolo si fa riferimento a un “incontro segreto” tra Tiziano Renzi, Romeo e Russo “in una trattoria senza pretese con ingresso riservato”.

“Mi sembra di vivere un incubo”, prosegue il padre dell’ex premier. “Sono stato indagato due anni fa per la prima volta in vita mia e mi hanno assolto, ma la notizia è stata riportata in qualche trafiletto. Spero solo che il giorno in cui tutto questo finirà, ci sarà lo stesso spazio sui giornali che c’è oggi. Vivo perché i miei nipoti sappiano che io sono quello che hanno sempre conosciuto e non ciò che i giornali scrivono”.

E ribadisce quanto già affermato in una nota di ieri: “Sono stato indagato due anni fa per la prima volta in vita mia e mi hanno assolto ma la notizia è stata riportata in qualche trafiletto. Spero solo che il giorno in cui tutto questo finirà ci sarà lo stesso spazio sui giornali che c’è oggi. Vivo perché i miei nipoti sappiano che io sono quello che hanno sempre conosciuto e non ciò che i giornali scrivono oggi” continua commentando quanto affermato da Alfredo Mazzei, commercialista amico di Romeo, nell’intervista a Repubblica dove si fa riferimento a un “incontro segreto” tra lui e Russo “in una trattoria senza pretese con ingresso riservato”.

Il fascicolo dei magistrati della Capitale vede coinvolti, oltre a Renzi senior, Alfredo Romeo, 64 anni, originario di Cesa (Caserta), tratto in arresto, l’attuale ministro Luca Lotti – all’epoca dei fatti contestati sottosegretario – e il generale dei carabinieri Tullio Del Sette, indagati per rivelazione di segreto di ufficio e favoreggiamento, e l’ex parlamentare Italo Bocchino e il generale Emanuele Saltalamacchia, comandante dei carabinieri della Toscana.

Secondo l’accusa, Romeo avrebbe assunto, per il servizio di pulizia all’interno dell’ospedale Cardarelli, persone indicate dai clan camorristici. Accusa fortemente contestata dall’imprenditore, che ha anche avanzato la richiesta di rinunciare all’appalto. Tra le accuse mosse anche quella di aver corrotto il dirigente Consip Marco Gasparri.

Un ruolo, secondo gli inquirenti, avrebbe svolto Bocchino come superconsulente per Romeo per un compenso di 15mila euro al mese oltre alla disponibilità di un’auto e di un appartamento. Tiziano Renzi, invece, è finito nel mirino dei magistrati per la sua amicizia con Carlo Russo, imprenditore del settore farmaceutico, a sua volta legato a Romeo.

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