Il governo ha deciso per la cancellazione dei voucher tramite decreto. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’annunciato decreto legge che cancella del tutto i buoni lavoro da 10 euro. Il testo prevede la soppressione dei tre articoli del Jobs Act (il 48, 49 e 50) che avevano recepito la normativa precedente sui buoni lavoro con alcune modifiche, come l’incremento da 5mila a 7mila euro del tetto massimo di reddito che un lavoratore può percepire con i buoni lavoro.
“Abbiamo abrogato le norme su voucher e appalti nella consapevolezza che l’Italia non aveva certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi e nella consapevolezza che la decisione è coerente con l’orientamento che è maturato nelle ultime settimane in Parlamento”, ha detto il premier Paolo Gentiloni in conferenza stampa, ammettendo di fatto che il vero obiettivo è evitare che gli italiani vadano alle urne su un tema divisivo come quello del lavoro iper-precario.
Atteggiamento di tutto contraddittorio alle parole di Poletti di alcuni mesi fa che aveva dichiarato: “Le leggi non si cambiano per evitare i referendum perché il referendum è un atto di democrazia” per cui l’esecutivo si sarebbe limitato a “intervenire per riportarlo alle sue ragioni originali”.
“L’Italia non aveva certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi – ha sottolineato il premier – Dividere nei prossimi due-tre mesi il paese tra chi magari strumentalmente demonizza lo strumento, e chi riconoscendone i limiti e avendo la chiara intenzione di riformarlo, sarebbe stato costretto a difenderlo, sarebbe stato un grave errore per l’Italia. La nostra decisione azzera e in un certo senso apre una fase nuova – ha aggiunto Gentiloni – i voucher erano una risposta sbagliata, o che con il tempo si era dimostrata sbagliata, a un’esigenza giusta. I voucher erano uno strumento che con il tempo si era deteriorato”.
Poletti: “Non era in campo una gara tra governo e Cgil, né con nessun altro. Era chiaro che si doveva andare verso una drastica riduzione dell’uso dei voucher. C’era questo tema e avendo sul tavolo anche un quesito referendario abrogativo è diventato, gioco forza, necessario fare i conti con questa situazione e quindi abbiamo preso questa strada”. A questo punto, dunque, è certo che la consultazione referendaria fissata solo pochi giorni fa per il 28 maggio non si terrà.
Va detto che la proposta unificata messa a punto dalla commissione Lavoro della Camera non sanciva l’abolizione completa dei buoni, ma prevedeva che potessero utilizzarli solo le famiglie per pagare lavoretti a ore come quelli delle colf e delle badanti, e le imprese senza dipendenti. In più fissava paletti rispetto alle categorie di lavoratori che le imprese avrebbero potuto pagare con i voucher. Proposta che però la leader Cgil Susanna Camusso aveva respinto al mittente con la motivazione che “i voucher sono uno strumento malato in sé, e quando la malattia è grave non basta l’aspirina”.
“E’ una gran vittoria”, ha detto la Camusso in seguito alla decisione del governo.