Salvatore Borsellino: “de Magistris come mio fratello Paolo”. Il sindaco si commuove

di Redazione

Napoli – “Dovete essere vicini al vostro sindaco. Quando era pm e gli hanno tolto le inchieste, è come se lo avessero ucciso. Luigi è un altro pm morto”. Lo ha detto Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio, da Napoli in occasione dell’intitolazione dell’aula magna dell’istituto “Paolo Borsellino”. Parole che hanno fortemente commosso il sindaco Luigi de Magistris che non è riuscito a trattenere le lacrime.

Un momento di grande commozione nell’istituto dove sindaco e Borsellino hanno ufficialmente intitolato l’aula magna del 31esimo Circolo Didattico Istituto Comprensivo a Paolo Borsellino, che venne assassinato nell’estate delle stragi da Cosa nostra. L’istituto si trova a via Enrico Cosenz 47, nei pressi di piazza Guglielmo Pepe, nel quartiere Mercato.

“Sono qui per lottare per mio fratello, per la verità, per la giustizia perché la verità sulla morte di mio fratello non è ancora conosciuta”, ha detto ancora Salvatore Borsellino. E ha aggiunto che il fratello Paolo “è caduto come un soldato ma chi lo ha ucciso è arrivato alle spalle e non lo potrò piangere fino a quando non ci saranno verità e giustizia e quindi, forse, mai in questa vita”.

Borsellino, rivolgendosi agli studenti presenti, ha detto: “Quando io non avrò più la forza di gridare Resistenza, ci saranno i giovani a farlo e forse – ha aggiunto – in questo Paese si sentirà un fresco profumo di giustizia ed è da Napoli – ha concluso – che sta partendo il riscatto del Sud”.

“La storia di Paolo Borsellino – ha detto poi de Magistris – è commovente, e dà la carica a chiunque abbia sete di giustizia. Vogliamo un Mezzogiorno definitamente liberato dalle mafie. Ci fermeremo quando l’ultimo mafioso di Stato sarà cacciato dai palazzi delle istituzioni di questo Paese”. “Avere un riconoscimento così alto dal fratello del giudice Paolo Borsellino – ha proseguito – mi ripaga di ogni sofferenza. Le sue parole sono una grande carica per portare avanti, oggi da sindaco con i napoletani e i meridionali, l’assalto finale contro le mafie”. Il primo cittadino partenopeo ha aggiunto che rimarrà nelle istituzioni “fino a quando insieme non avremo compiuto la lotta di liberazione per snidare chi dall’interno delle istituzioni si macchia di reati.

L’ex pm, ricordando la sua esperienza da magistrato, ha affermato che “nella vita mi sono rigenerato ma non posso dimenticare che quegli anni di lotta alla mafia e alla corruzione mi sono costati quello che di più caro avevo e che mi ero conquistato, la toga di pubblico ministero. Noi ci impegneremo fino a quando non avremo la verità sulle stragi”.

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