Napoli – “Un mondo meno rotondo, ma un po’ più quadrato”, è il sogno di Don Antonio Barracano, il “sindaco” del rione Sanità. Egli non è solo un capocamorra: è un visionario, che cerca di ristabilire l’ordine in un mondo che ha perso ogni punto di riferimento, esercitando la sua personale idea di legge. Fa estrarre pallottole e ricucire ferite dal corpo di giovanotti troppo animosi; concede udienze giornaliere a chi gli si rivolge per ottenere giustizia e protezione.
In occasione dello spettacolo “Il sindaco del rione Sanità”, in programma al Nest di San Giovanni a Teduccio dal 6 al 17 marzo 2017, il regista Mario Martone si è confrontato con gli studenti dell’Università degli Studi di Napoli Federico II nell’aula Piovani del Dipartimento di Studi Umanistici.
La prima regia di Martone dal teatro di Eduardo nasce come gesto politico, in sintonia con quanto Luca De Filippo aveva voluto fare prima della sua scomparsa, avviando un progetto di recupero per giovani emarginati attraverso una scuola di teatro. Non è un caso se lo spettacolo nasce come coproduzione con la compagnia di Luca.
Una mattinata che ha visto protagonista anche Nicola De Blasi, co-curatore dei “Meridiani” della Cantata dei giorni dispari e della Cantata dei giorni pari e autore del “Sestante” Eduardo, e a cui partecipano Francesco Di Leva e altri attori della compagnia.
Martone dirige un gruppo straordinario, composto in massima parte da attori del Nest, una realtà che da tempo opera sul territorio di San Giovanni a Teduccio a favore di due categorie – bambini e giovani – socialmente deboli, ma senz’altro fortissime dal punto di vista della potenzialità di cambiamento e della creatività.
“Attraverso Eduardo”, questo il titolo dell’incontro curato da Valeria Aiello, Giancarlo Alfano, Francesco de Cristofaro e Pasquale Sabbatino con la collaborazione di Adriana Mauriello e Antonio Saccone. Ad aprire la giornata i saluti di Arturo De Vivo, prorettore dell’Ateneo federiciano.
La scelta di fare di questo sindaco della Sanità un uomo giovane e deciso, interpretato da Francesco Di Leva e assai diverso dal personaggio misurato e mediatore creato da Eduardo, e di modificarne i tratti secondo l’orizzonte dei nostri giorni, mettendolo a capo di un clan composto da protagonisti di una guerra di camorra simile a quelle che riempiono le cronache, ha una valenza non solo teatrale, ma soprattutto civile.