“No al burqa in ospedale”. Regione Liguria vieta ingresso a chi indossa il velo

di Stefania Arpaia

Chi indossa il burqa non potrà mettere piede in ospedale. E’ questa la decisione della Regione Liguria che ha informato che le donne che indosseranno il tipico capo d’abbigliamento musulmano non potranno entrare in nessuna struttura sanitaria. La decisione, informa la regione, non è discriminatoria ma è stata disposta per ragioni di sicurezza.

La notizia è stata diffusa dalla vicepresidente della giunta e assessore alla Sanità, Sonia Viale, della Lega Nord durante una riunione dei consiglieri regionali. “Ritengo corretto che la Regione Liguria assuma una misura fortemente anti-discriminatoria a difesa della libertà delle donne, ovvero disponga il divieto di ingresso nelle strutture sanitarie di persone che indossino il burqa. Questo anche nel rispetto delle normative di sicurezza vigenti che vanno applicate anche nelle nostre strutture”, ha detto Viale.

“Alla vigilia della ricorrenza dell’8 marzo, giornata internazionale della donna per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze di cui sono state e sono ancora oggi oggetto, in diverse parti del mondo”, ha aggiunto.

E ancora: “Il nostro obiettivo è dire un chiaro no a quella che è la discriminazione simboleggiata dall’utilizzo del burqa. È un tema che deve essere portato all’attenzione della comunità ligure: le discriminazioni attuate attraverso la copertura del volto e del capo della donna sono l’anticamera di quello che non vogliamo. Riteniamo che l’8 marzo sia un simbolo di libertà della donna di scegliere come muoversi e come operare”.

“Il burqa, al contrario, è simbolicamente l’atto di discriminazione sessuale più palese e maggiormente indice di fanatismo che si ritrova in alcuni paesi in cui la democrazia è dimenticata – ha proseguito – Ritengo che in una giornata simbolo debbano anche essere fatti atti simbolici che si aggiungono agli atti quotidiani e concreti che ognuno di noi realizza ogni giorno a favore delle donne”.

La medesima decisione era stata già approvata dalla Regione Lombardia.

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