Le Fiamme Gialle di Arezzo hanno sorpreso, in due distinte operazioni nelle giornate di sabato e domenica, quattro persone che stavano effettuando uno scambio tra contanti e oro puro in lamine, nel primo caso, e prodotti di gioielleria, nel secondo, per un totale di 29 chili di materiale prezioso, sottoposto a sequestro insieme a più di un milione di euro in denaro.
Selezionati diversi soggetti, noti per i loro precedenti di polizia ed operanti nel settore dei materiali preziosi, che presentavano un alto profilo di rischio. Tra questi anche due orafi di Arezzo, che già in passato si erano resi responsabili di traffici di metallo prezioso in completa evasione d‘imposta.
Dopo la selezione operata, i finanzieri hanno proceduto a diversi servizi di osservazione notte-tempo, che hanno dato i loro frutti quando sono state notate presso i domicili dei soggetti aretini alcune autovetture i cui movimenti hanno insospettito i militari.
Nel primo caso, è stato accertato che l’autovettura era riconducibile ad una società orafa di Valenza Po, mentre nel secondo l’autovettura aveva targa francese. In entrambi i casi, il fermo è stato operato allorquando i soggetti erano intenti a scambiare l’oro con i contanti.
In particolare, in occasione del primo scambio intercettato nella macchina proveniente da Valenza Po, è stato scoperto un doppio fondo dove è stato rinvenuto il denaro contante, mentre l’oro era in un borsone in possesso del soggetto aretino. Entrambi i soggetti sono stati denunciati per riciclaggio e quanto rinvenuto (oro e denaro), per un controvalore di oltre 1 milione di euro, è stato sottoposto a sequestro.
Meno fortunati, invece, gli altri due, che hanno visto aprirsi le porte del carcere di Arezzo, atteso che per loro è scattata l’aggravante transazionale, in considerazione del fatto che l’acquirente, di origine algerine e con documenti francesi, portava con sé circa 520 mila euro in contanti per acquistare ad Arezzo 14 chili di prodotti di gioielleria in oro. Anche in questo caso, sono stati sequestrati i beni e il denaro per un controvalore di oltre 1 milione di euro.
Le indagini proseguono per individuare l’origine del metallo e dei contanti in possesso delle persone fermate. L’episodio dimostra ancora una volta come alcuni operatori orafi continuino a porsi fuori dalle regole della convivenza civile, sottraendosi non solo al pagamento delle imposte ma inquinando il mercato del settore economico più importante della provincia, danneggiando gli imprenditori onesti, potendo offrire prezzi più vantaggiosi per l’acquisto del metallo prezioso, non versando nulla all’erario.