I carabinieri della sezione antidroga del nucleo investigativo di Torino hanno notificato un’ordinanza di misura cautelare in carcere nei confronti di cinque indagati – tre torinesi e due stranieri – ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione e vendita di sostanze stupefacenti.
L’indagine ha già permesso, nel giugno scorso, di sequestrare 28 chili di stupefacente di droga e un milione di euro in contanti. La prima parte dell’operazione battezzata ‘One million’ si era conclusa con l’arresto di tre persone. Il blitz era scattato in un garage del capoluogo piemontese. All’interno i militari avevano trovato cocaina, eroina, marijuana e hashish, una macchina conta-banconote, due autovetture, 30 telefoni cellulari, una pressa idraulica e otto bilancini di precisione.
Dalla conta degli involucri vuoti i militari avevano accertato che nel locale erano transitati da poco almeno 270 chili di cocaina, per un valore di oltre 27 milioni di euro. Il denaro era pronto per essere investito in un’altra partita di droga.
Partendo da diversi arresti effettuati nelle zone della movida torinese, i carabinieri hanno individuato una fitta rete di senegalesi distribuiti su tutta la città che rifornivano tutti i pusher da strada da Barriera Milano fino a Moncalieri, passando da San Salvario e Mirafiori. Potrebbero essere oltre cento gli operai della droga distribuiti sul territorio che sganciava palline a raffica sul territorio torinese.
La banda utilizzava, molto probabilmente, una piccola betoniera per impastare la cocaina che poi veniva nascosta nei sacchi del cemento per il trasporto al garage dove veniva raffinata, lavorata e confezionata. Nel corso di tutte le operazioni, gli indagati hanno dimostrato particolare accortezza perché hanno sostituito continuamente i loro cellulari e le schede sim, intestate a prestanome, e soprattutto hanno utilizzato per le loro le comunicazioni un software di criptazione, al fine di eludere eventuali intercettazioni nei loro confronti.