Napoli – Dieci misure cautelari e diverse perquisizioni effettuati dalla polizia nell’ambito di un’inchiesta su appalti nella sanità a Napoli, in particolare all’ospedale Santobono e all’Adisu. Arresto per amministratori di strutture pubbliche, legali rappresentanti di aziende e imprenditori, con un’ordinanza di custodia in carcere, cinque ai domiciliari e quattro obblighi di soggiorno. Emerso il presunto pagamento di tangenti, anche da parte della cooperativa Manutencoop. Contestate corruzione e turbativa d’asta.
Coinvolto anche Guglielmo Manna, marito del giudice Anna Scognamiglio. Per lui sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre per Danilo Bernardi, un dirigente della Manutencoop, c’è l’obbligo di soggiorno.
L’inchiesta è scaturita dalle rivelazioni di un imprenditore, Pietro Coci, che ai magistrati aveva detto di aver ricevuto una richiesta di tangente del 4% da un infermiere dell’ospedale Santobono. Spiegò di averne poi parlato con due “uomini Manutencoop”. E questi “senza fare una piega mi dissero che erano assolutamente d’accordo e che per loro la prassi era di pagare sistematicamente nel settore degli appalti il 2-2,5% e non il 4%”.
Tra gli indagati finiti ai domiciliari ci sono anche Umberto Accettullo, direttore amministrativo dell’Adisu dell’Orientale, Parthenope e della Federico II di Napoli, e Pasquale Arace, direttore del settore sicurezza dell’azienda ospedaliera Santobono-Pausilipon, e presidente di una commissione di gara per l’appalto di pulizia e altri servizi. Per entrambi, in relazione a due diverse vicende, si ipotizza il reato di concorso in corruzione.
In carcere è finito Giorgio Poziello, coordinatore infermieristico della sala operatoria del Santobono-Pausilipon, accusato, tra l’altro, di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.