Parigi, attentato Champs-Elysees: la testimonianza di due imprenditori aversani

di Nicola Rosselli

Aversa – “Abbiamo sentito un trambusto, qualcosa stava avvenendo davanti a noi. Passa qualche secondo e spunta sugli Champs-Elysees una camionetta della polizia che ferma il taxi che ci stava portando in albergo, invitandoci a fare inversione”. A parlare Ruben Terracciano, 22 anni, aversano, che, giovedì sera, si è trovato, insieme al fratello Ciro, 26 anni, a pochi metri dal luogo in cui un pregiudicato francese ha esploso alcuni colpi di arma da fuoco contro due poliziotti uccidendone uno e ferendone l’altro, rimanendo a sua volta ferito mortalmente.

“Contemporaneamente, – continua il giovane Ruben – abbiamo visto decine di agenti che indossavano giubbotti anti proiettili e, imbracciando grossi mitra, correvano nella direzione dove noi avremmo dovuto proseguire. Abbiamo cercato, collegandoci al web con i cellulari, di capire cosa stava succedendo, ma non c’era ancora nulla. Nemmeno dalla centrale dei taxi sapevano dirci qualcosa in più. Poi lo abbiamo saputo, anche se in maniera incompleta e concitata, da persone che correvano via dal posto dove era avvenuto”.

Ruben e Ciro non erano a Parigi come turisti. I due gestiscono, infatti, un negozio di calzature italiane, aversane in particolare, di lusso, in Rue d’Aboukir 89, tra l’Opera e il Louvre, nel secondo arrondissement quartiere Le Sentier, inaugurato poco più di un mese fa. L’altra sera, intorno alle 20.30, dopo aver chiuso il negozio, come fanno tutte le sere, sono saliti a bordo di un taxi per raggiungere l’albergo. Stavano percorrendo gli Champs Elysees, quando, all’altezza dei grandi magazzini Marks & Spencer hanno sentito rumori e notato un parapiglia con l’immediato arrivo degli uomini della gendarmeria.

“Abbiamo notato – continua Ruben – tanta confusione in quel momento. Noi, io e mio fratello Ciro, siamo stati presi non tanto dalla paura, ma dall’apprensione, trovandoci in una città a noi quasi sconosciuta, sebbene il negozio lo abbiamo inaugurato un poco più di un mese fa. Continuavamo a cercare su internet per capire se e cosa fosse avvenuto, ma non c’era ancora nulla e nemmeno il tassista sapeva nulla di più di quanto detto da chi fuggiva. Prima di avvisare i nostri genitori in Italia, ad Aversa, abbiamo preferito raggiungere l’hotel, essere al sicuro per non impensierirli ulteriormente. Appena giunti in albergo abbiamo telefonato loro che non sapevano ancora nulla. Radio e televisioni ancora non avevano dato la notizia”.

“Il giorno dopo – risponde il giovane quando gli viene chiesto che clima si respira a Parigi dopo l’attentato – le strade erano semivuote mentre ci recavamo ad aprire il negozio. Sul posto ancora tanti curiosi e giornalisti, in strada soprattutto turisti. Anche i nostri clienti venerdì sono stati tutti stranieri ad eccezione di uno che doveva sposarsi il giorno dopo ed aveva urgente bisogno di scarpe”.

Ciro e Ruben Terracciano venerdì, nella tarda serata, sono atterrati a Capodichino e riabbracciato i genitori e gli altri parenti. Entrambi, però, hanno tenuto a precisare: “Il nostro rientro in Italia, ad Aversa era già programmato. Torneremo a Parigi domani, lunedì, per continuare l’attività commerciale intrapresa, che, in questo primo scorcio, ci sta dando soddisfazione, riconoscendo la genuinità dei prodotti italiani, sia da parte degli stranieri che degli stessi francesi. Siamo tranquilli anche perché, la sensazione che abbiamo avuto è che non si tratti di terrorismo, ma di un atto di uno sconsiderato che avrà, però, un peso sulle elezioni in corso”.

Nella foto, da sinistra: Ruben, papà Vincenzo e Ciro Terracciano all’inaugurazione del loro negozio

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