Terrorismo, contatti con l’attentatore di Berlino: marocchino espulso dall’Italia

di Redazione

Operazione antiterrorismo della polizia: un cittadino congolese, in passato ospite del centro per rifugiati di Brindisi, è stato arrestato mentre un marocchino, risultato in contatto con Anis Amri (nella foto), l’autore della strage al mercatino di Natale di Berlino, è stato espulso dall’Italia. Dalle indagini è emerso che i due facevano parte di una cellula salafita operante a Berlino e avevano aderito all’Isis.

Il congolese arrestato è il 27enne Lutumba Nkanga, residente in Germania, accusato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. I poliziotti della Digos di Brindisi hanno accertato la totale adesione all’ideologia dell’Isis di Nkanga e del marocchino espulso, il 22enne Soufiane Amri, anche lui membro della cellula residente a Berlino. Quest’ultima era composta in tutto da undici militanti.

Le attività tecniche hanno permesso di riscontrare il loro percorso di radicalizzazione religiosa e la disponibilità al compimento di atti violenti, anche con il sacrificio personale, in diversi scenari operativi.

Dalla ricostruzione della Digos di Brindisi, i due stranieri, partiti da Berlino, sono entrati in Italia il 2 dicembre 2016, giungendo a Roma il 3 dicembre. Nella Capitale hanno soggiornato presso un B&B in zona centrale, e successivamente, con mezzi diversi e sotto false generalità, si sono spostati ad Ancona il 4 dicembre con l’intenzione di imbarcarsi per Patrasso, in Grecia, e poi verosimilmente dirigersi verso Instanbul dove si sarebbero dovuti ricongiungere a un altro gruppo di militanti.

Durante il soggiorno in Italia, i due hanno tentato di evitare di lasciare tracce del loro passaggio, facendo estrema attenzione nell’utilizzo dei telefonini e scegliendo ogni sera una località diversa dove alloggiare, dichiarando anche nomi diversi lungo tutto il tragitto. Un imprevisto sciopero dei vettori marittimi greci, però, li ha costretti a soggiornare la notte del 4 dicembre presso una struttura alberghiera del capoluogo marchigiano, dove la polizia li ha sottoposti a un controllo. E’ così emersa una segnalazione delle autorità tedesche che descriveva Amri quale soggetto potenzialmente pericoloso chiedendone il ritiro del passaporto.

Da quel momento sono iniziate le indagini della Digos, che hanno permesso di ricostruire le identità e gli spostamenti di tutto il gruppo verso il teatro siro-iracheno. Il primo gruppo, costituito da Amri e Nkanga, doveva percorrere la rotta mediterranea (Germania – Italia – Grecia – Turchia), mentre il secondo quella balcanica (Germania – Austria – Ungheria – Serbia – Croazia – Macedonia – Grecia – Turchia). Lungo questo tragitto, il 4 dicembre 2016 sono stati identificati al valico di frontiera di Bajakovo, fra Croazia e Serbia, altri 3 elementi del gruppo (Emrah Civelek, Feysel Hermann, Husan Saed Hussein) mentre viaggiavano a bordo di un’Audi A6.

Dagli esami del traffico telefonico e delle tracce informatiche, gli investigatori hanno accertato i rapporti tra il gruppo e l’attentatore di Berlino, ricostruendo anche, attraverso le foto e i video presenti negli smartphone, il percorso di radicalizzazione dei due, recuperando anche messaggi scambiati fra i membri del gruppo sui social e sulle chat, compreso “Telegram”, servizio impiegato per comunicare con “Amaq”, l’agenzia di comunicazione dell’Isis.

La polizia ha anche acquisito alcuni dialoghi intercettati tra Lutumba Nkanga, durante la sua permanenza al Cpr di Restinco, e parte del gruppo che percorreva la tratta balcanica: “Un fratello è stato preso”, confermava, e quindi “del secondo gruppo uno è stato preso. Hanno controllato il secondo gruppo, uno non è riuscito a proseguire, al resto non è successo niente”. E infine l’allerta: “fai attenzione veramente, andate da dietro, così che nessuno vi noti. Credimi, questi porci vi stanno alle costole”.

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