Gli agenti della squadra mobile di Campobasso, in collaborazione con i colleghi di Napoli, hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare – due in carcere e due agli arresti domiciliari – nei confronti di persone residenti nel quartiere Arenaccia del capoluogo campano, ritenute responsabili di numerose truffe aggravate a danno di anziani.
Le misure cautelari, richieste dal procuratore di Campobasso, Armando D’Alterio, ed emesse dal gip Cardona Albini, ricostruiscono l’intero sistema e il modus operandi degli associati così come emerso dalle prolungate indagini svolte dalla polizia molisana.
L’analisi del fenomeno aveva evidenziato che dal 29 gennaio sino al 6 giugno 2016 presso le forze di polizia di Campobasso erano stati denunciati 41 episodi, di cui 23 consumati, tutti commessi con le stesse modalità: gli anziani sono contattati sull’utenza di casa da persone che si presentano come avvocati o pubblici ufficiali/marescialli dei carabinieri e vengono informate di incidenti stradali o altri problemi occorsi a figli/nipoti, problemi che si sarebbero potuti risolvere subito pagando la somma di denaro richiesta alla persona incaricata di recarsi presso il domicilio.
A fronte di tale fenomeno sono stati intensificati i controlli sul territorio e gli sforzi investigativi che, passo dopo passo, hanno consentito di ricostruire l’azione di un gruppo dotato di stabile organizzazione verticistica, studiata divisione dei compiti, dotazioni logistiche e specifiche “abilità”.
Si tratta di Luigi Amato, 60 anni; Alfonso Aveta, di 59, finiti in carcere: il primo ritenuto organizzatore e simulatore al telefono, l’altro come collaboratore all’individuazione delle vittime e procurava i mezzi per commettere le truffe (auto, schede telefoniche con intestatari fittizi, tessere autostradali). Ai domiciliari Romeo Rossi, 62 anni, e Luca Torsi, di 38: il primo che, secondo gli inquirenti, svolgeva mansioni di autista e di raccordo con il secondo, il quale si presentava personalmente alle vittime per ritirare le somme.