Aversa – “Lunedì voglio tornare al comune”. E’ un sindaco fiaccato nel fisico, ma non nel morale quello appena uscito, la notte tra venerdì e sabato, da una cella del carcere di Santa Maria Capua Vetere dopo che il Tribunale del Riesame, riunitosi nel primo pomeriggio di venerdì, ha rivisto la sua posizione annullando l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Enrico De Cristofaro, dopo 17 giorni di reclusione, è visibilmente dimagrito e, se possibile, appare ancora più mingherlino del solito, ma intende andare avanti e continuare ad amministrare la città, nonostante le legittime perplessità dei familiari (la moglie Tina Trasacco e i figli Orlando e Martina) che lo vorrebbero solo dedito alla famiglia e al lavoro dopo la brutta avventura nella quale è incappato nell’ambito dell’inchiesta “The Queen”, che coinvolge politici, tecnici, docenti universitari e imprenditori, indagati a vario titolo per corruzione, turbativa d’asta e associazione a delinquere di stampo mafioso.
“Ho ancora bisogno di riprendermi – afferma De Cristofaro mentre siede nel salotto della sua casa di piazza Trieste e Trento, dove si registra una processione continua di amici, parenti e amministratori comunali sin dalla notte della scarcerazione – e di capire l’impatto di questa vicenda sul prosieguo della vita mia e della mia famiglia. Prima, però, di rilasciare interviste o dichiarazioni ufficiali alla stampa vorrei attendere di essere reintegrato nelle mie funzioni, indipendentemente dalla decisione che andrò ad adottare”.
Intanto, ha deciso di prendere parte, oggi, se non a tutta, almeno ad una frazione, della processione dell’Addolorata, molto sentita e seguita in città. “Non c’è la faccio – ha detto – a farla tutta, ma, per testimonianza di fede e per ruolo, un tratto intendo farlo. Non so ancora se all’inizio o alla fine”.
A quanti si recano a salutarlo ricorda aneddoti di quei 17 giorni. “La prima mattina in carcere – racconta – non avevo voglia di alzarmi dal letto. Il mio compagno di cella, un calabrese, ha capito che avevo bisogno di una spinta e, quasi come ordine, mi ha detto: alzati che ti ho preparato il caffè. E quando ho detto che non avevo voglia di alzarmi, mi ha sgridato affermando: ormai te l’ho preparato, alzati. Mi è stato d’aiuto, mi ha anche aiutato a raccogliere le mie cose venerdì notte, quando mio figlio Orlando e mio fratello Aniello sono venuti a prendermi dopo la decisione di scarcerarmi da parte del tribunale del riesame”.
Che il primo cittadino non abbia ancora deciso il suo futuro politico lo conferma anche l’assessore Alfonso Oliva che lo ha incontrato e afferma: “Una persona segnata e provata dall’esperienza. Gli ho consigliato di ragionare insieme alla famiglia. Quale che sia la sua decisione sul continuare o meno questa esperienza amministrativa lo capirò e gli sarò vicino. Noi, intanto, continuiamo ad andare avanti per rispetto agli elettori, sino a quando Enrico non ci comunicherà la sua volontà”.
Il sindaco normanno deve rispondere dell’accusa di turbativa d’asta per la gara d’appalto della “Casa dello Studente”, nel periodo in cui non era ancor al governo della città e ricopriva l’incarico di presidente dell’Ordine degli Architetti casertani (leggi qui).