Parte da Napoli l’assemblea nazionale della mozione Orlando in vista delle primarie Pd del 30 aprile. Il Ministro della giustizia e candidato alla segretaria nazionale, Andrea Orlando alla Mostra d’Oltremare per dare il là alla convention #piùvaloreaognivoce.
“Napoli è la città dove il Pd è imploso e ha meno saputo parlare alla città. E’ stato annunciato il lanciafiamme – dice – non si è visto. Nel frattempo tutti quelli con cui doveva essere usato, sono al riparo nella maggioranza del partito. Forse basterebbe solo un po’ di buona politica – aggiunge – anche se a molti sembra un’idea stravagante”.
L’attacco alla classe dirigente napoletana richiama il dito puntato contro Renzi: “Dal vuoto di politica nasce l’arroganza del #ciaone, che prima o poi ti torna indietro con gli interessi. Questo non fa male all’Italia, a noi”. Secondo il Guardasigilli “Quando dici che tutto va bene, che ce l’abbiamo fatta in una famiglia dove un figlio – rimarca – non trova lavoro e un altro non può andare all’università perchè non può permetterselo, non solo ti sentono distante ma finiscono anche leggermente per incazzarsi”.
Per Orlando il Pd è agli occhi di molti “identificato con l’establishment. Renzi aveva dato la speranza, soprattutto ai giovani, che si poteva far saltare il tappo. Il risultato del referendum ci dice che quella speranza si è rotta perché i tappi non sono saltati ed anzi, in molti casi, si sono ancora avvitati di più”. “Se i giovani voltano le spalle al governo più giovane della storia, ti vuoi chiedere: perché? E quale è stata la risposta? E’ stata un complotto dell’establishment contro di noi. Si tratterebbe del primo autocomplotto della storia”.
Dunque, il Pd deve ripartire con un cambio di rotta e uscire “dall’isolamento nel quale si è cacciato. E credo che in parte le difficoltà siano dovute alla grave mancanza di chiarezza sulle alleanze e sulle prospettive. Dobbiamo ricostruire un nuovo centrosinistra. Penso a Pisapia e a tanti altri che stanno organizzando esperienze civiche: è così che si riformano le classi dirigenti”, ha concluso.
“Il 40 per cento ci ha dato alla testa. E’ questa la verità”, dice Orlando . E pure la sconfitta del referendum non ha segnato un cambio di passo. “Mi sono battuto per il Sì. Ero convinto servisse all’Italia. Ma il giorno dopo ho sperato che il No servisse a noi. Dopo il referendum ho detto fermiamoci, discutiamo” ma non è stato così.
E ancora: quando dici che tutto va bene, che ce l’abbiamo fatta, “in una famiglia dove un figlio non trova lavoro e un altro non può andare all’università perché non può permetterselo, non solo ti sentono distante ma finiscono anche leggermente per incazzarsi…” aggiunge Orlando, per il quale “noi siamo sempre più spesso identificati con l’establishment. Renzi aveva dato la speranza, soprattutto ai giovani, che si poteva far saltare il tappo. Il risultato del referendum ci dice che quella speranza si è rotta perché i tappi non sono saltati e, anzi, in molti casi, si sono ancora avvitati di più”.
“Se i giovani voltano le spalle al governo più giovane della storia, ti vuoi chiedere ‘perché?’ E quale è stata la risposta? E’ stata un complotto dell’establishment contro di noi. Si tratterebbe del primo auto-complotto della storia…”, conclude Orlando che a Renzi dice: “Dove ti sei rintanato, Matteo? Esci fuori, confrontiamoci. Torniamo a parlare alle persone, torniamo nelle fabbriche”.