Colpo al clan Belforte, sequestrati beni per 6 milioni a imprenditore del calcestruzzo

di Redazione

Al termine di una complessa ed articolata attività di indagine, tesa all’aggressione dei patrimoni di mafia, gli uomini della Direzione investigativa antiamafia di Napoli ha dato esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie emessa, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti dell’imprenditore nel settore della produzione e trasporto del calcestruzzo Angelo Pontillo, 56enne, originario di Capodrise.

La misura coercitiva reale è stata disposta dal collegio sammaritano a seguito delle proposte avanzate dalla Procura di Napoli e dalla Dia, dopo articolate indagini di natura economico-patrimoniale. L’attività si inquadra nell’ambito della strategia investigativa avente come obiettivo la sistematica aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati da soggetti appartenenti a sodalizi camorristici, nello specifico il clan Belforte di Marcianise.

Pontillo veniva tratto in arresto nel dicembre 2012, in esecuzione di decreto di fermo disposto dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, poiché ritenuto responsabile, insieme ad altri, di aver ideato e gestito una continuativa attività usuraria, fin da epoca molto risalente (la metà degli anni ’90), a danno di imprenditori ed operatori commerciali del casertano. Le indagini, coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere ed eseguite dai carabinieri di Caserta, consentivano di far luce su un vasto giro di prestiti di carattere usurario i cui tassi d’interesse applicati si aggiravano tra il 7% ed il 10% al mese.

Nell’ambito di tale contesto investigativo, Pontillo veniva raggiunto nel 2015 da un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale sammaritano in quanto gravemente indiziato del reato di usura continuata aggravata in concorso. Il 15 ottobre 2014, Pontillo veniva nuovamente arrestato in esecuzione di un provvedimento cautelare in carcere, emesso dal Tribunale di Napoli, perché ritenuto, unitamente ad altre 15 persone, responsabile di aver fornito uno stabile e significativo apporto al conseguimento delle illecite finalità perseguite dall’organizzazione di tipo camorristico denominata clan Belforte di Marcianise.

Tali vicende penali sono state già giudicate dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che, a conclusione del giudizio, in data 30 maggio 2016, condannava Pontillo alla pena di 12 anni e otto mesi di reclusione. La misura cautelare personale e la successiva sentenza di condanna emessa nei confronti di Pontillo si fondano essenzialmente sulle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, suffragate da puntuali riscontri investigativi, che proprio per la loro intraneità al clan Belforte o, comunque, per il loro inserimento in ambienti di criminalità organizzata, sono stati in grado di ricostruire l’attività del gruppo criminale ed indicare i soggetti che, nel corso del tempo, hanno partecipato all’associazione stessa, descrivendone i ruoli e le condotte penalmente rilevanti.

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia indicano univocamente Pontillo quale imprenditore che, attraverso la “Co.Cem. srl”, azienda produttrice di calcestruzzo, favoriva (ed era favorito rispetto alla concorrenza) il clan Belforte:  segnalando i cantieri che venivano aperti sul territorio in guisa da consentire l’attività estorsiva;  provvedendo direttamente al ritiro delle somme estorte agli imprenditori del settore (anche mediante sovrafatturazione degli importi dovuti, “gonfiando” così i costi rispetto alle effettive forniture, per consentire la creazione di “fondi neri” destinati al pagamento delle estorsioni); organizzando incontri tra imprenditori estorti ed appartenenti al sodalizio criminale finalizzati al pagamento di tangenti estorsive.

Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli ed eseguite dalla Polizia di Stato di Caserta, consentivano di riscontrare che, nel tempo, “il sistema” criminale ideato da Pontillo Angelo e dai suoi sodali, definiti anche le “spie del pizzo”, era così collaudato che gli imprenditori che avviavano nuove attività si rivolgevano “spontaneamente” ai fornitori di calcestruzzo contigui al clan, affinché gli indicassero i referenti dell’organizzazione che dovevano contattare per “mettersi a posto”.

Le investigazioni economico-patrimoniali, effettuate dal centro operativo della direzione investigativa antimafia di Napoli, consentivano di accertare la consistente sproporzione fra la capacità reddituale di Pontillo e le effettive disponibilità patrimoniali e finanziarie a questi riconducibili.

Con il decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – Sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione, gli investigatori della Dia, nella provincia di Caserta, hanno sottoposto a sequestro i seguenti beni nella diretta disponibilità di Pontillo e dei suoi familiari: quote di partecipazione a due imprese con sede a Caserta, operanti nel settore immobiliare; 37 immobili nei comuni di Capodrise, Casapulla, Caserta, Dragoni, Maddaloni e Orta di Atella; sette rapporti finanziari. Il valore approssimativo dei beni raggiunti dal provvedimento ablativo ammonta a circa sei milioni di euro.

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