Rubata nel sito archeologico di Pompei una borchia in bronzo risalente al VI secolo a.C.. Si tratta di una delle quattro borchie in bronzo applicate su una riproduzione della porta di Torre Satriano, in esposizione nella Mostra “Pompei e i greci” allestita nella Palestra grande degli scavi di Pompei.
Il furto si sarebbe verificato durante l’orario di apertura al pubblico. La borchia, del diametro di 7,3 centimetri, della seconda metà del VI – inizi del V secolo a.C., proviene dal Museo archeologico nazionale della Basilicata “Dinu Adamesteanu” di Potenza, il cui valore assicurativo è di 300 euro.
“La borchia era, come le altre tre, avvitata sul pannello espositivo e coperta da lastra trasparente di protezione pertanto la rimozione del pezzo deve aver richiesto un tempo necessario a evitare i controlli. – dichiara il direttore Generale Massimo Osanna – L’edificio, inoltre, è di giorno presidiato da personale Ales e di notte sottoposto a videosorveglianza, oltre ad essere dotato di sistema di allarme. Oltre al gesto che ferisce il sito di Pompei e il patrimonio culturale italiano, pur trattandosi di un pezzo di valore non inestimabile, mi colpisce anche da un punto di vista personale trattandosi di un’area nella quale avevo condotto direttamente lo scavo”.
Questa mattina si sono recati sul posto i carabinieri e il reparto investigazione scientifiche dell’Arma dei Carabinieri per effettuare i rilievi e le indagini pertinenti, oltre a visionare le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza. La Direzione del Parco archeologico sta avviando tutte le indagini anche interne per risalire alle cause di tale sparizione. La mostra è attualmente chiusa al pubblico per consentire le indagini e le analisi della scientifica.
La mostra ‘Pompei e i Greci’ è stata inaugurata pochi giorni fa, lo scorso 12 aprile. A far parte della mostra, oltre al reperto rubato, 600 pezzi tra ceramiche, ornamenti, armi, elementi architettonici, sculture provenienti da Pompei, Stabiae, Sorrento, Cuma, Capua, Poseidonia, Metaponto, Torre di Satriano e ancora iscrizioni nelle diverse lingue parlate – greco, etrusco, paleoitalico -, argenti e sculture greche riprodotte in età romana.
La mostra, secondo quanto si legge sul sito della Soprintendenza di Pompei, curata dal direttore generale di Pompei Massimo Osanna e da Carlo Rescigno (Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli) nasce da un progetto scientifico e da ricerche in corso che per la prima volta mettono in luce tratti sconosciuti di Pompei; gli oggetti, provenienti dai principali musei nazionali e europei, divisi in 13 sezioni tematiche, rileggono con le loro ‘biografie’ luoghi e monumenti della città vesuviana da sempre sotto gli occhi di tutti.
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