Non sussistono le esigenze cautelari, anche se vi sono i gravi indizi di colpevolezza. Queste, in estrema sintesi, le motivazioni che hanno portato i giudici del tribunale del riesame, il 31 marzo sorso, ad annullare l’ordinanza di carcerazione che aveva come destinatario il sindaco di Aversa Enrico De Cristofaro, dopo 17 giorni di reclusione nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.
Per i giudici napoletani non vi è più l’attualità del pericolo, dal momento che sono trascorsi due anni dai fatti e non ci sono altri elementi che facciano ipotizzare altre condotte illecite, né in astratto la possibilità di reiterare il reato. Il quadro indiziario, però, viene interamente condiviso dai giudici del Riesame.
Il primo cittadino di Aversa, quindi, rimane indagato per concorso in turbativa d’asta e corruzione nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napoli su presunti appalti pilotati nell’ambito della cosiddetta “appaltopoli” tra Napoli e Caserta, culminata lo scorso 15 marzo nell’emissione di 68 misure cautelari a carico, tra gli altri, anche di docenti universitari, commissari di gare d’appalto, tecnici e consulenti.
Inchiesta “The Queen”, uno dei capitoli riguarda proprio l’appalto alla casa dello studente di Aversa e vede De Cristofaro indagato non quale sindaco della città normanna, ma per fatti che si sarebbero verificati quanto ricopriva la carica di presidente dell’ordine degli architetti di Caserta. Il nodo centrale: avrebbe segnalato per dei lavori una coppia di elettricisti per lavori di importo di un paio di migliaia di euro e nominato in commissione di gara un esperto, rappresentante dell’ordine professionale, presunto malleabile.
Gli stessi giudici del riesame compiono un distinguo tra la situazione di De Cristofaro e degli altri indagati quando scrivono: «Non può non osservarsi sempre sul versante delle analisi della personalità del ricorrente che la condotta contestata appare, specie se raffrontata all’allarmante contesto emerso dalle indagini, di non eccessiva gravità tale da non deporre nel senso di una generale modalità infedele di esercizio di funzioni pubbliche. Deve ragionevolmente escludersi l’eventualità che gli si presentino occasioni favorevoli alla commissione di nuovi reati. Tale eventualità non può, poi, farsi derivare dalle funzioni di sindaco della Città di Aversa».
Da parte sua, De Cristofaro ha dichiarato di voler continuare a non parlare con la stampa e di non voler commentare le motivazioni del riesame, limitandosi ad un laconico «Aspetto fiducioso le reazioni della magistratura».
Al suo posto parla uno dei suoi legali di fiducia, l’avvocato Filippo Trofino, che ha dichiarato: «Queste decisioni risentono del clima creatosi nella magistratura napoletana. Per quanto riguarda il sindaco, Enrico risponde di due reati che nell’ordinanza non esistono. E’ stato considerato presente un arbitrario sinallagma, corrispondenza tra la richiesta di far lavorare i due elettricisti e la nomina del rappresentante dell’ordine professionale in commissione, ma questa avviene molto tempo prima. Inoltre, lo si accusa di aver nominato D’Ovidio, ma nemmeno gli stessi magistrati hanno trovato un atto che provasse questa ipotesi. I giudici hanno anche differenziato la personalità del sindaco da quella degli altri imputati e questa circostanza mi fa essere fiducioso per il futuro del primo cittadino».