Aversa – Il rischio è quello di pervenire a un paradosso: l’assistenza sanitaria stabilita e codificata per legge, la professione medica «prigioniera» dell’enorme di sanità di Stato, la confusione tra i principi etici del giuramento di Ippocrate e un groviglio fatto di linee guida, protocolli d’intervento, accreditamento di strutture. Sono le criticità e i dubbi emersi nel corso del seminario di studi sulle «Nuove frontiere della responsabilità professionale», un master breve tenutosi ieri nella sede del Palazzo di giustizia di Napoli Nord-Aversa.
L’incontro è stato organizzato dalla Camera civile su impulso del presidente Carlo Maria Palmiero e propiziato dall’impegno del senatore Lucio Romano che è stato tra gli artefici del percorso parlamentare della nuova legge sulla responsabilità professionale, la numero 24/2017entrata in vigore lo scorso primo aprile.
Ora si aspettano i decreti attuativi. Subito una novità sul fronte della magistratura inquirente: «Come Procura – ha detto il procuratore capo di Napoli Nord, Francesco Greco – modificheremo il nostro assetto organizzativo in modo da costituire un pool di pm esperti nella legislazione sulla colpa professionale; valuteremo anche la possibilità di raffinare questa specializzazione mediante accordi specifici con gli organi di polizia giudiziaria che abbiano sviluppato particolari competenze in questo settore».
Nel corso dell’incontro è stata sottolineata la particolare rilevanza della norma. Con essa, il legislatore, per porre rimedio alla cosiddetta ‘medicina difensiva’, che porta spesso il medico ad assumere condotte rivolte non già a dare benefici al paziente ma a proteggere sé stesso dalle eventuali contestazioni (mediante un’ipertrofia di prescrizioni diagnostiche e di laboratorio che costano in media 13 miliardi di euro l’anno), dopo aver chiarito in via generale che era esente da responsabilità il medico che si atteneva alle prassi codificate e controllate dall’Osservatorio Nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella Sanità, ha trasformato la responsabilità del medico da contrattuale in extracontrattuale, attribuendo al paziente e/o ai suoi familiari l’onere di dimostrare il relativo errore professionale e lasciando invariata la responsabilità della struttura sanitaria, rimasta contrattuale, che, per andare esente da responsabilità, dovrà provare l’assenza di colpa a carico dei propri operatori.
Questi ultimi risponderanno alla propria struttura solo in ipotesi di colpa grave o dolo. In tal modo il medico verrebbe «sgravato» – nelle intenzioni del legislatore – da timori e patemi che nel passato avevano comportato, in ragione del numero delle cause pendenti, una sostanziale riduzione degli iscritti alle specializzazioni di Ginecologia e Chirurgia. E tuttavia alcuni elementi di criticità sono stati segnalati dal presidente del tribunale di Napoli Nord, Elisabetta Garzo (che ha ricordato come negli ultimi anni si sia registrata una forte accelerazione – anche con interventi della Cassazione – su una materia che in passato non era sufficientemente regolata); dal giudice di Appello Antonio Lepre, esperto del settore e da poche settimane passato alla Procura di Palmi; dal professor Claudio Buccelli, presidente della società italiana di Medicina Legale.
Gli aspetti legati alla professione medica sono stati tracciati dal presidente dell’ordine dei medici della provincia di Caserta Erminia Bottiglieri e dal manager dell’Asl Mario De Biasio. Romano ha ricordato i principi ispiratori della norma: «Occorreva chiarire e superare alcuni punti controversi della cosiddetta legge Balduzzi. – ha ricordato – In Parlamento lo sforzo è andato in questa direzione ben consapevoli che non si dovesse avallare una legge contro la professione medica; anzi, occorre rivalutare il patto medico-paziente come elemento fondante dell’alleanza terapeutica».
Un tema quest’ultimo in parte ripreso anche dal sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri: «Siamo pronti come governo ad accogliere una serie di correttivi – ha detto – ma un punto fondamentale dell’applicazione della legge resta certamente l’individuazione corretta delle linee guida e dei soggetti deputati a stabilirle. Su questo credo si misurerà l’effetto reale delle nuove norme».