Formazione Oss in Campania, i dirigenti regionali si “accorgono” solo adesso delle irregolarità?

di Redazione

“Possibile mai che i burocrati si siano accorti solo ora dei viaggi della speranza per la formazione degli Operatori Socio Sanitari extraregione?”. “In queste ore circola tra scuole di formazione, uffici e assessorato una circolare che invita gli enti di formazione ad acquisire, per i prossimi corsi di formazione professionale per OSS, di autocertificazioni, ai sensi dell’attuale normativa, che dimostri una temporanea domiciliazione in regione Campania per tutta la durata del corso. Ai sensi, si legge sempre, della vigente normativa. E, si legge sempre, in quanto sugli OSS insistono indagini di Polizia Giudiziaria di più Procure della Repubblica”. Lo dichiara Luca Lanzetta, presidente del Movimento Libero e Autonomo Scuole di Formazione Autofinanziate, che poi tuona però: “Dubito che di questo malcostume nessuno negli uffici preposti ne sapesse niente”.

Ricordiamo, per i non addetti ai lavori, che la situazione è questa: il corso OSS, per la sua peculiarità (professioni sanitarie) non è un corso che può essere erogato a distanza. Risulta difficile immaginare quindi che allievi non residenti e/o domiciliati nelle vicinanze delle scuole di formazione possano frequentare regolarmente i corsi. Più di una volta si è avuto sospetto (o certezza, dopo riscontri informativi) di formazione fantasma.

“Abbiamo scavato nei nostri archivi – ricorda Lanzetta – per curiosità, per verificare quando abbiamo iniziato a denunciare la situazione dei corsi OSS in Campania. Siamo arrivati indietro nel tempo e il primo comunicato è datato marzo 2012. Oltre cinque anni tra lettere di protesta, comunicati stampa, incontri con le istituzioni, denunce e perquisizioni. Non solo, ma negli innumerevoli tavoli di concertazione con la Regione e con l’assessore Chiara Marciani l’argomento più volte è stato tirato fuori”.

“Abbiamo notizia – aggiunge Lanzetta – finanche di Presidenti di Commissione d’Esame che non si sono sorpresi affatto di scoprire un gran numero di allievi agli esami che venivano da fuori i confini campani. Né tantomeno è sorto un sospetto a questi membri di commissione d’esame quando si chiedeva di effettuare in un solo giorno anziché due gli esami di abilitazione professionale, proprio per venire incontro alle richieste di spostamento degli allievi provenienti da fuori regione”.

“Il dubbio – conclude Lanzetta – è che sia la classica pezza a colori messa in fretta e furia da qualche dirigente o burocrate in via d’uscita dagli uffici regionali campani di dirigenza, tramite Pec, per non finire nel tritacarne. Per citare un vecchio adagio napoletano,ropp’ arrubbato a Santa Chiara mettettero ‘e porte ‘e fierro”.

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