“Un uomo può cadere molte volte, ma non è mai un insuccesso se decide di rialzarsi. Siamo qui per evitare che una persona entri in carcere perché ha commesso un reato ed esca dopo averne subito lui uno”.
Con questa riflessione il presidente de “La Mansarda”, Samuele Ciambriello, ha aperto al carcere di Secondigliano la rappresentazione de il “Ciclope” di Euripide. Questo testo, ironico e divertente, è stato tradotto in dialetto napoletano e ha tutti i connotati della farsa. La vicenda è quella nota dell’accecamento del Ciclope da parte di Ulisse.
“Essa vuole rappresentare, utilizzando la metafora della cecità del Ciclope, come ciascuno di noi, nel quotidiano, può essere accecato dalla gelosia, dall’invidia, dall’odio, dalla violenza”, così Samuele Ciambriello nel motivare la rappresentazione. A seguire un breve sketch sulla parodia della trama dell’Otello.
Erano presenti alla rappresentazione il direttore del carcere di Secondigliano, Liberato Guerriero, la garante dei detenuti Adriana Tocco, il consigliere regionale Gianluca Daniele, la magistrata di sorveglianza Margherita Di Giglio, l’ex presidente del Tribunale di sorveglianza Carmine Antonio Esposito, gli educatori del carcere ed i responsabili della Polizia penitenziaria, insieme ai familiari dei detenuti-artisti che, terminata la rappresentazione, si sono trattenuti con i propri congiunti.
Entrambe le rappresentazioni hanno visto coinvolti undici detenuti del reparto Mediterraneo del carcere di Secondigliano, che con sei volontarie, uno scenografo e il regista Mauro Acanfora da sei mesi si sono preparati a questo evento. Il primo giugno lo spettacolo si replicherà nel teatro centrale del carcere per i detenuti dell’alta sicurezza.
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