Alla libreria Feltrinelli, in piazza dei Martiri, a Napoli, il cantautore LePuc, al secolo Giacomo Palombino, ha presentato il suo album d’esordio “Io secondo Woody”. Undici canzoni registrate nelle sale del Sanità Music Studio, per un’opera che raccoglie le piccole tracce di storie quotidiane.
L’esordio discografico arriva dopo un anno trascorso a suonare sui marciapiedi d’Europa e nei locali d’Italia. Gli arrangiamenti del disco (masterizzato presso il Nut Studio di Napoli) s’ispirano alla tradizione della musica d’autore italiana e sono stati curati, oltre che dallo stesso Palombino, dai musicisti intervenuti. Tra questi: Luciano Cicero (basso), Tiziano Cicero (batteria e timbales), Salvatore Carlino (congas), Enrico Valanzuolo (tromba), Francesco Fabiani (chitarra).
Ad aprire l’album “Guarda che so fare”, una dichiarazione d’intenti al rovescio, un’ironica lettera di difesa di chi cerca di scoprire “come si fa a liberarsi di una scusa” in attesa di trovare “un’altra faccia da indossare”. Segue in scaletta “Camilla non ci ucciderà”, primo singolo estratto dall’album, che raffigura la vita di una giovane studentessa universitaria fuorisede attraverso le vicende consumate tra le mura domestiche. Il videoclip del brano, diretto dal regista Stefano Romano, si è avvalso della partecipazione di alcuni allievi della scuola di musical Mind The Gap: Lorenza Sala, Rosaria Botteri, Matteo di Guida, Davide D’Angella.
Terza traccia è “La goccia di pioggia”, che traccia un elenco di sconvenienti quotidiani, dalla “politica e tutte le sue facce” fino all’ “amico che finge di aver bevuto troppo”. La canzone “Un bastone” è stata scritta a quattro mani con Roberto Ormanni, cantautore napoletano. “Il testo – racconta LePuc – è l’itinerario di un comune bastone da passeggio, passato di mano in mano tra le strade d’Europa. Un punto d’appoggio e d’incrocio di storie invisibili eppure vissute”. L’arrangiamento, oltre che da Palombino e Ormanni, è stato curato da il Quartet: Marco Norcaro (batteria), Antonio Barberio (contrabbasso) e Enrico Valanzuolo (tromba).
“Il cappello del pirata”, quinta traccia del disco, prende spunto “dai ricordi di un Giacomo ancora bambino”, dice LePuc, e adotta come maschera personale il cappello, ultimo nascondiglio delle “cose che voglio immaginare”. A seguire “Bicchieri di carta”, una ballata acustica che narra la presa di coscienza di un amore finito, impreziosita dall’intervento alla voce di Federica Vezzo, cantautrice e leader dei Federa & Cuscini.
“Cartoline” è la fotografia di una contemporaneità che trova vita nelle piccole cose, uno scatto che raccoglie le esistenze individuali che “nessuno ha cantato mai”. “Una canzone – aggiunge Palombino – scritta per chiunque abbia voglia di ascoltarla”.
L’ottava traccia dell’album, “I baci d’estate”, mescola ritmi afro-cubani a colori cantautoriali. Segue “Il mio amico Fausto”, brano che mette in scena, senza ornamenti, una telefonata tra compagni di scuola. “Mario” è il racconto colloquiale di un comune lavoratore. “Mario – racconta LePuc – potrebbe essere la storia di chiunque: un uomo quasi sconfitto dalle ingiustizie della società che attraverso l’esortazione ai suoi simili riesce a riscattare le proprie ambizioni”.
I titoli di coda del disco sono affidati a “Ricordami di me”, brano eseguito voce e piano da Palombino che funge da manifesto di questo primo lavoro discografico. “La canzone – dice Palombino – rappresenta un po’ il modus operandi dell’album: è un flusso di coscienza, ispirato ai luoghi comuni che ci portiamo addosso sin da bambini”.
Il progetto grafico dell’album è firmato da Francesco Filippini. Il giovane disegnatore napoletano, che ha conquistato gli States con i suoi lavori, ha costruito, dalla copertina passando per il booklet, un lavoro artistico che descrive la scissione tra Giacomo e LePuc attraverso un viaggio fantastico a bordo di una chitarra.
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