Giancarlo Iovine, esponente del clan dei casalesi, imparentato con il boss pentito Antonio Iovine, e un funzionario della Polfer, Stefano Valletta, sono stati arrestati dalla squadra mobile di Caserta nell’ambito di un’inchiesta condotta dal pm della Dda di Napoli, Catello Maresca, e coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.
Iovine è accusato di un quadruplice omicidio avvenuto nel 1989 a Casal di Principe mentre al funzionario di polizia è contestato l’accesso abusivo nel sistema informatico per alcune notizie che avrebbe raccolto su sollecitazione dello stesso Giancarlo Iovine in relazione a controlli di polizia che riguardavano l’esponente del clan.
Era il 22 aprile del 1989 quando Antonio Pagano, Giuseppe Mennillo, Giuseppe Orsi e Giuseppe Gagliardi morirono in un agguato che si inquadrava nel conflitto, in corso negli anni ottanta, tra i casalesi e la Nco di Raffaele Cutolo. Antonio Pagano, vero obiettivo dei killer, era da pochi giorni uscito dal carcere e i casalesi temevano che lo stesso potesse riorganizzarsi e “distrubare” la presenza della loro organizzazione camorristica sul territorio, essendo un fedele militante dei cutoliani.
Il quadruplice omicidio, fino ad oggi, è stato già oggetto di vari processi. Nel processo “Spartacus 1”, conclusosi con sentenza passata in giudicato, fu dettagliatamente ricostruita la dinamica della vicenda criminosa. Tale processo si concluse con la condanna all’ergastolo di alcuni imputati, tra cui Antonio Iovine, Raffaele Diana e Giuseppe Caterino, ritenuti gli esecutori materiali dell’omicidio ordinato dai vertici del clan dei casalesi.
La stessa vicenda storica è stata al centro di un altro processo, “Spartacus End”, conclusosi con la condanna in primo grado e attualmente in appello.
Le indagini sul delitto, che oggi hanno consentito di trarre in arresto Giancarlo Iovine, hanno ricevuto un determinante impulso dalle dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia, tra cui proprio Antonio Iovine, alias “’O Ninno”, ex superlatitante e all’epoca esponente apicale del clan, permettendo di documentare la partecipazione di Giancarlo Iovine, procugino di Antonio, che nei giorni precedenti l’agguato aveva messo a disposizione di coloro che erano stati incaricati di uccidere Pagano un immobile a San Cipriano d’Aversa, utilizzato per una serie di appostamenti, vista la sua posizione collocata nei pressi dell’abitazione della vittima designata.
Dalle indagini è emersa anche la vicenda del funzionario infedele della Polfer e dei suoi rapporti illeciti con Giancarlo Iovine attraverso un accesso illegale al sistema di indagine delle forze di polizia a favore di un soggetto che temeva di essere sottoposto a indagini.