Gli agenti della squadra mobile di Napoli ed il Gico della Guardia di Finanza di Napoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare che ha disposto il carcere per 23 indagati e gli arresti domiciliari per altri quattro, emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.
La misura cautelare coercitiva personale, è stata adottata nei confronti di soggetti a vario titolo gravemente indiziati di partecipazione ad associazione camorristica (per una posizione, quella di Salvatore Di Lauro, 29 anni, alias “Terremoto”, uno dei figli di ‘Ciruzzo o’milionario’, anche della qualità di capo e direttore), di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio pluriaggravato, di associazione finalizzata ad estorsioni condotte secondo il meccanismo dei c.d. cavalli di ritorno, detenzione e porto di armi, favoreggiamento aggravato.
L’indagine ha avuto quale proprio obiettivo i rapporti di alleanza tra il clan della Vanella Grassi ed il clan Di Lauro, consorterie entrambe operative nell’area di Secondigliano e di Scampia e che hanno realizzato una joint venture nel settore del narcotraffico, finalizzata a garantire l’approvvigionamento delle piazze di spaccio e del sistema di vendite noto come passaggi di mano. L’associazione finalizzata alla organizzazione del traffico di stupefacenti risulta dunque composta da affiliati di entrambe le consorterie criminali che, nel periodo 2012-2014, hanno anche perseguito i propri autonomi obiettivi.
La Vanella Grassi, impegnata nella faida mortale con gli Abete, Abbinante, Notturno, ha proseguito nell’azione incessante mirata ad assicurarsi l’egemonia ‘militare’ sull’area; è infatti ricostruito il secondo tentativo operato, dopo un precedente fallimento, di eliminare Giovanni Esposito, esponente di rilievo del clan Abbinante. In tale clamoroso episodio, al gruppo di fuoco della Vanella Grassi si è unito anche un militare della Guardia di Finanza in servizio presso il Gruppo di Pronto Impiego A.T.P.I. (‘Baschi Verdi’) di Napoli, soggetto nei cui confronti il gip ha confermato una piattaforma indiziaria che ne descrive un ruolo di vero e proprio affiliato al clan, a disposizione del latitante Antonio Mannetta, pericoloso capo della predetta consorteria ed artefice della faida del 2012.
Il militare era addetto ai trasporti di stupefacente ed era incaricato di acquisire armi di cui il clan necessitava in quantità sempre maggiori per proseguire i conflitti cruenti in ci era impegnato. Lo stesso finanziere infedele è risultato essere al centro del gruppo di soggetti (tra i quali vi era un altro finanziere dei Baschi Verdi), al servizio contemporaneamente della Vanella Grassi e dei Di Lauro per l’acquisto, il trasporto e la vendita degli stupefacenti, secondo un sistema articolato e capillare che consentiva di rifornire altre organizzazioni criminali, perlopiù locali, come il clan Pesce-Marfella ed altri soggetti, gravitanti soprattutto del nord della Puglia.
Secondo quanto ritenuto dal gip nell’ordinanza cautelare, attraverso le indagini, è stato inoltre possibile ricostruire senza incertezza il ruolo centrale svolto da Giovanni Cortese, alias “il Cavallaro”, nel raccordo tra la sua organizzazione di appartenenza, il clan Di Lauro, e la Vanella Grassi, non solo nella gestione della struttura di narcotraffico ma anche nell’organizzazione di un capillare giro di estorsioni fondato sulla capacità di fungere da ricettore dei veicoli rubati/rapinati nell’area nord di Napoli e quindi di imporre con la tecnica del cavallo di ritorno il pagamento del riscatto ai proprietari.
Apporto fondamentale alle investigazioni proviene dalle indagini tecniche, dagli accertamenti ed i minuziosi riscontri operati sia dalla Squadra Mobile presso la Questura di Napoli che dal Gico della Guardia di Finanza, a partire dalle serrate investigazioni che hanno condotto alla cattura di Antonio Mannetta sino al disvelamento di strutture organizzate come vasi comunicanti che connettevano la Vanella Grassi ai Di Lauro. Di assoluto rilievo inoltre risultano le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia.
Ne deriva un quadro affidabile e completo del sistema di alleanze tra clan nell’area nord di Napoli, dei loro rapporti con i clan della zona vesuviana e di quella flegrea e della loro capacità di rastrellare dal territorio tutte le risorse illecite disponibili.