Il gip di Milano Stefania Donadeo ha disposto l’imputazione coatta e richiesto il rinvio a giudizio per un medico e due ostetriche della clinica Mangiagalli, accusate di omicidio colposo per il caso di Claudia Bordoni, la donna di 36 anni morta il 28 aprile 2016 insieme alle due gemelle che portava in grembo. Archiviata, invece, la posizione della quarta indagata, la psichiatra che valutò la signora alla Mangiagalli.
La Procura aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine ma il giudice ha accolto l’opposizione avanzata dei familiari della donna. Gli indagati erano quattro, ma il gip ha disposto l’archiviazione per la psichiatra che valutò Claudia Bordoni.
Secondo il giudice, a differenza di quanto sostenuto dal pm Maura Ripamonti, “è evidente come non si possa ragionevolmente escludere che, se i sanitari imputati avessero posto in essere le condotte doverose omesse, in termini di accertamenti diagnostici e terapeutici suggeriti dalle linee guida” accreditate “la morte della signora Bordoni, e anche quella delle gemelle non si sarebbe verificata” nell’immediato “o al massimo si sarebbe verificata in epoca posteriore o con minore intensità lesiva”.
Claudia Bordoni, manager originaria della Valtellina, era al sesto mese di gravidanza e, prima di andare alla clinica Mangiagalli, si era fatta visitare in altri due ospedali perché temeva un parto spontaneo. Dopo essere stata dimessa dal San Raffaele, dove era stata dal 13 al 20 aprile per delle complicazioni, il 26 è andata alla Mangiagalli, dove è morta due giorni dopo in seguito a un’emorragia: i medici hanno cercato di praticare un cesareo d’urgenza che non è riuscito e i due feti, che pesavano soltanto 300 grammi ciascuno, non sono sopravvissuti.