Omicidio Yara, al via l’appello: scontro tra il pg e Bossetti

di Redazione

E’ subito scontro tra il pg Marco Martani e Massimo Giuseppe Bossetti nella prima udienza al Tribunale di Brescia del processo d’appello che lo vede unico imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio. La speranza del carpentiere di Mapello, accusato di omicidio volontario pluriaggravato, è ottenere un ribaltamento della sentenza che il 1° luglio 2016 aveva portato alla sua condanna all’ergastolo.

Si sono presentati anche Ester Arzuffi, Laura Bossetti e Marita Comi, madre, sorella e moglie di Massimo Bossetti per assistere alla prima udienza del processo d’appello. Nell’udienza ha parlato, dopo la lettura della relazione del processo di primo grado, il sostituto pg Marco Martani per chiedere la conferma dell’ergastolo inflitto al carpentiere di Mapello un anno fa, ma anche il riconoscimento dell’accusa di calunnia caduta in primo grado. Assenti in in aula, invece, i genitori di Yara come accaduto anche in primo grado.

All’inizio dell’udienza Massimo Bossetti e la moglie Marita Comi si sono stretti affettuosamente la mano. I giudici della Corte d’assise di secondo grado hanno infatti concesso che l’imputato stesse seduto a fianco ai suoi difensori e quando il muratore è passato dalla gabbia al banco ha salutato la moglie, seduta nelle file retrostanti.

I legali Claudio Salvagni e Paolo Camporini hanno chiesto ai giudici di poter integrare i motivi aggiunti d’appello depositando, tra le altre cose, una chiavetta con un file contenente una fotografia satellitare. Quest’ultima, secondo la difesa, potrebbe dimostrare che il cadavere della ragazzina non è rimasto nel campo di Chignolo d’Isola per tre mesi prima del ritrovamento. Il sostituto pg Marco Martani non si è opposto alla produzione della difesa, spiegando che comunque ciò che interessa nel processo è accertare “la verità”.

La sentenza che in primo grado ha condannato Massimo Bossetti all’ergastolo “è ineccepibile”, presenta “una motivazione coerente, logica, completa e dà puntualmente conto delle acquisizioni processuali”. Lo ha detto il sostituto procuratore generale di Brescia, Marco Martani, all’inizio del suo intervento nel processo di secondo grado. Il pg ha inoltre chiarito che con l’accesso di fotografi e operatori tv in aula ci sarebbe stata soltanto “una spettacolarizzazione” del procedimento.

E’ “oltre il limite del grottesco l’ipotesi che si sia fatto ricorso ad Hacking Team”, una società di investigazione, “per la costruzione di un Dna sintetico” per incastrare Massimo Bossetti, come sostiene la sua difesa. Lo ha aggiunto il pg Martani durante un passaggio del suo intervento nel processo, spiegando inoltre che questa tesi proposta nei motivi d’appello dai difensori del muratore lascia anche “sottese accuse gravissime al Ros dei carabinieri che nell’ipotesi della difesa avrebbero contatti con soggetti esterni per costruire prove false”.

Dagli accertamenti e dalle analisi scientifiche che hanno attribuito il profilo genetico di ‘Ignoto1’ a Massimo Bossetti è arrivata una “probabilità statistica di assoluta certezza” in relazione “alla responsabilità dell’imputato”. Lo ha spiegato in un altro passaggio del suo intervento il Pg Marco Martani, il quale ha anche chiarito che il nuovo elemento portato dalla difesa del muratore, ossia le fotografie satellitari del campo dove fu trovato il cadavere, “non provano nulla”. “Raramente – ha aggiunto il magistrato – ho visto dati statistici così rassicuranti sui livelli di probabilità come in questa indagine: qua infatti si può dire che non esiste tra i miliardi di persone sulla terra un altro soggetto con il Dna di ‘Ignoto1’ attribuito a Bossetti”.

“Viene qua a dire idiozie”. Così Massimo Bossetti ha protestato per alcuni secondi, alzandosi dal banco degli imputati e richiamato dalla guardie penitenziarie, contro un passaggio dell’intervento del procuratore generale Martani.

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