Nell’ambito di una vasta indagine di respiro europeo, coordinata nei rispettivi Paesi dalle autorità giudiziarie di Palermo e Costanza (Germania), i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo e la Polizia Criminale della regione tedesca del Baden-Württemberg, hanno fermato 20 soggetti di nazionalità italiana e tedesca appartenenti ad un’associazione per delinquere transnazionale dedita al traffico di sostanze stupefacenti ed alla introduzione nello stato di armi clandestine.
L’operazione “Meltemi”, condotta dal Gico di Palermo e dalla Kriminalpolizeidirektion di Rottweil, ha consentito di disarticolare un’agguerrita organizzazione – capeggiata dal pluripregiudicato imprenditore palermitano Placido Anello, 52 anni, con interessi economici nel settore della ristorazione nella città di Villingen (Germania) e composta tra l’altro da soggetti pregiudicati per gravi reati– fortemente attiva nel traffico di sostanze stupefacenti di ogni genere e nella commissione di reati di natura violenta.
La collaborazione investigativa ha preso spunto dal sequestro, avvenuto il 14 giugno 2016 presso il porto di Palermo, di una pistola modello “Smith & Wesson 357 Magnum” trovata in possesso di tale Massimiliano Bellavia, 46 anni, appena sceso dal traghetto proveniente da Genova e immediatamente arrestato.
A partire da quel momento, si è realizzato uno stretto coordinamento fra le Procure della Repubblica di Palermo e Costanza, che si è concretizzato in uno scambio di informazioni “diretto” e “in tempo reale” tra investigatori italiani e tedeschi, quest’ultimo agevolato dall’azione svolta dal II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza. E’ stato così possibile verificare l’attività di alcune persone nel campo degli stupefacenti e procedere a sequestri di droga, sia in Italia che in Germania; inoltre, sono state chiarite le motivazioni di un grave atto di violenza compiuto in Germania contro un locale di proprietà di un italiano.
Le indagini hanno permesso di delineare una mappa dei traffici di droga dell’organizzazione tra i due Paesi e di individuare man mano ruoli e compiti dei sodali, fra i quali spicca certamente Benito Amodeo, “corriere di droga” dell’organizzazione, fermato a Messina nel dicembre 2016 mentre realizzava due ravvicinati trasporti di droga in Sicilia, di cui uno relativo a un chilo di cocaina, a favore di Giacomo Principato Trosso, 34 anni, originario di Capizzi (Messina), e l’altro concernente 18 chili di marijuana, destinati a Felice Formisano, 46 anni, di Palermo.
Nel contempo, la Kriminalpolizeidirektion di Rottweil, grazie agli elementi emersi nelle indagini è riuscita a ricostruire numerosi episodi di compravendita di partite di droga, di cui erano responsabili cittadini italiani dimoranti in Germania.
Alla luce dei fatti accertati, la Polizia criminale tedesca ha arrestato in Germania 15 soggetti e ha eseguito una trentina di perquisizioni, nel corso delle quali, con l’impiego di circa 300 poliziotti e l’attiva partecipazione di un ufficiale e di quattro finanzieri sono stati rinvenuti e sequestrati banconote per oltre 60mila euro, due pistole (una semiautomatica e un revolver), due lanciarazzi, diverse armi da taglio, una piantagione indoor di cannabis indica e 12,5 chili di marijuana, oltre a sei autovetture, due terreni e merci del valore di oltre 145mila euro.
Contestualmente, le Fiamme Gialle palermitane hanno dato esecuzione, in Sicilia e Calabria, a 3 fermi di indiziato di delitto emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di Benito Amodeo, Giacomo Principato Trosso e Felice Formisano ed a due “mandati di arresto europeo” nei confronti di Rosario Salvatore Iuliano di Isola Capo Rizzuto (Crotone), che si trovava in Italia per il matrimonio del figlio, e Antonino Lo Grande di Leonforte (Ena), che faceva il pendolare fra l’Italia, dove scontava un residuo di pena ai servizi sociali sino al giovedì, e la Germania, dove durante il weekend si metteva a disposizione dell’organizzazione criminale.
Accanto alle attività volte a disarticolare l’apparato militare dell’organizzazione, sono state condotte mirate indagini patrimoniali, che hanno permesso di accertare la sperequazione fra i redditi leciti del nucleo familiare di Anello e la sua reale ricchezza. È stato ricostruito tra l’altro come, al momento dell’emigrazione in Germania, Anello non avesse le risorse economiche necessarie per avviare alcuna attività imprenditoriale e che lo stesso ha continuato a mantenere saldi rapporti, anche di natura economica, con il territorio palermitano, ove ha investito attraverso “prestanome” ed aveva la disponibilità di beni e dimore di lusso.
Per questi motivi, i finanzieri del Gico di Palermo hanno eseguito il sequestro preventivo d’urgenza “per sproporzione” dei beni immobili e delle disponibilità finanziarie possedute da Placido Anello in Italia, rappresentate da circa 40mila euro in contanti, conti correnti, nove terreni, sei villini di cui uno di assoluto pregio, due magazzini, dieci abitazioni in appartamento, realizzati abusivamente e poi sanati.
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